Educare alla violenza tra scuola, organizzazioni giovanili e tempo libero
Il fascismo, una volta al potere, cercò di organizzare l’educazione e il tempo libero dell’infanzia e della gioventù, introducendo elementi ideologici che dovevano essere a fondamento dell’«uomo nuovo fascista»: obbedienza, senso della gerarchia, orgoglio nazionale, bellicismo, virilità.
Si trattava di lavorare sull’educazione per assicurare la continuità del progetto mussoliniano, accompagnando le future generazioni di adulti in un percorso di crescita controllato dal regime.
Tra gli altri aspetti che caratterizzarono questo tentativo totalitario rivolto all’educazione vorremmo qui analizzarne in particolare due, strettamente intrecciati: quello della violenza e quello dell’esaltazione della vita militare.
Per farlo non useremo una prospettiva cronologica, piuttosto proveremo ad analizzare, tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, gli elementi funzionali a promuovere l’importanza dell’identità bellica dei nuovi italiani all’interno del complesso sistema dell’educazione, della formazione, del tempo libero dei giovani e delle giovani.
Alcuni elementi il fascismo li aveva ereditati dal passato, mantenendoli o incrementandoli, altri li introdusse ex novo trasformando il mondo dell’infanzia in prospettiva dell’educazione del nuovo italiano, del giovane fascista o della giovane fascista in formazione.
Su questo argomento proporremo tre approfondimenti.
Il primo riguarda la scuola vera e propria, le materie, i contenuti che passarono attraverso nuovi programmi e nuovi libri.
La seconda dimensione è quella del tempo libero “colonizzato” dal fascismo con l’organizzazione dell’Opera nazionale balilla.
Il terzo approfondimento è sul tempo libero nella dimensione non direttamente organizzata dal regime, esemplificato dalle letture di svago.