La legislazione antiebraica in Italia e le sue conseguenze
Nell’estate-autunno del 1938 il regime fascista avviò l’elaborazione di una serie di leggi finalizzate alla persecuzione antiebraica. Nel giro di pochi mesi gli ebrei, cittadini italiani a tutti gli effetti almeno a partire dal 1870, furono obbligati ad una vera e propria segregazione razziale all’interno del proprio paese.
Le leggi furono precedute e accompagnate da una vasta campagna di stampa contro gli ebrei, diffamatoria e umiliante, che venne portata avanti con particolare virulenza dai maggiori quotidiani nazionali con la ripresa e la diffusione dei peggiori stereotipi e pregiudizi antisemiti, tra cui il tema del complotto ebraico per la conquista del potere.
All’azione diffamatoria dei quotidiani, si aggiunse – dal 5 agosto del 1938 – una nuova rivista «La difesa della razza», organo ufficiale del razzismo di stato. Il quindicinale era caratterizzato dallo stile duplice dei suoi articoli – violentemente propagandistici alcuni, ammantati da una patina di pseudo-scientificità altri – e dalla grafica aggressiva delle copertine, capaci di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica.
Per capire cosa sia stata la persecuzione antiebraica fascista, come abbia potuto attecchire nella società italiana non bisogna, inoltre, dimenticare i precedenti culturali esistenti in Italia rispetto al pregiudizio antisemita. L’antisemitismo fascista del 1938 non nasceva dal nulla, ma si sviluppava su concezioni preesistenti, sull’antigiudaismo cattolico che si era perpetuato dal Medioevo in poi come ostilità religiosa. Tale elaborazione concettuale costituì una concreta base per l’accettazione e la diffusione del pregiudizio antiebraico, su cui il regime innestò la persecuzione.
Le basi ideologiche del razzismo di Stato
L’avvio ufficiale della politica antisemita del regime, che di lì a poco si sarebbe concretizzata nelle leggi antiebraiche, avvenne con la divulgazione di un documento teorico, il cosiddetto «Manifesto degli scienziati razzisti» (noto anche come «Manifesto della razza»).
Pubblicato su «Il Giornale d’Italia» il 15 luglio 1938, col titolo Il fascismo e i problemi della razza, lo scritto si configurò come base ideologica del razzismo fascista, divenuto ormai dottrina ufficiale dello stato.
Le prime norme preparatorie della legislazione persecutoria
Le prime disposizioni emanate riguardarono l’istituzione degli uffici statali incaricati della persecuzione (la Direzione generale per la demografia e la razza, conosciuta come Demorazza), e la predisposizione di uno speciale censimento cui furono sottoposti solo gli ebrei italiani e stranieri residenti nel nostro paese. L’accurata rilevazione statistica costituì un’operazione preliminare indispensabile: il suo fine principale fu quello di stabilire chi era ebreo in base all’appartenenza di “razza” e non solo di religione e di tracciare un confine netto tra chi doveva essere assoggettato alla normativa persecutoria e chi poteva considerarsi immune. Il censimento, condotto il 22 agosto 1938, portò ad accertare che nel paese vi erano 48.032 ebrei italiani e 10.380 stranieri (che corrispondeva all’uno per mille della popolazione italiana che all’epoca era di 42 milioni).
La diseguaglianza nei diritti: l’ambito culturale
A questi atti seguirono l’espulsione degli ebrei stranieri dal paese (inizio settembre 1938) e i decreti che favorirono l’epurazione degli ebrei dalla vita culturale italiana. Nel settembre del 1938, infatti, vennero cacciati dalle scuole di ogni ordine e grado insegnanti e studenti; in seguito, fu estromesso anche il personale non docente e sostituiti i nomi degli istituti scolastici «intitolati a persone di razza ebraica». Fu infine disposto il divieto di adozione nelle scuole di libri di testo redatti da autori ebrei.
Gli studenti espulsi furono circa 6.000; numerosi anche i docenti, tra cui 174 professori delle scuole medie superiori.
Anche nelle università italiane l’estromissione avvenne in modo drastico: vennero allontanati 104 ordinari, 196 liberi docenti e un numero imprecisato di assistenti e volontari; circa 200 studenti universitari furono condannati all’espulsione, anche se fu consentito il proseguimento degli studi ai ragazzi già iscritti negli anni precedenti solo se in corso; coloro che riuscirono a terminare gli studi si ritrovarono scritta la propria appartenenza alla “razza ebraica” anche sul diploma di laurea.
Nel quadro della “arianizzazione” della cultura italiana il regime fascista dispose poi ulteriori vessazioni: fu emanato il divieto di stampa, circolazione e inclusione nei cataloghi delle case editrici di volumi di scrittori ebrei e vennero soppresse le riviste ebraiche; dall’intero settore dello spettacolo furono bandite le opere di autori ebrei e licenziati tutti i dipendenti (dai dirigenti agli operai).
La diseguaglianza nei diritti: il settore economico
Altro settore completamente “arianizzato” fu quello economico.
Con il Regio Decreto Legge del 17 novembre 1938 titolato «Provvedimenti per la difesa della razza italiana» il regime cacciò gli ebrei dalla pubblica amministrazione e dall’esercito, vietò loro di essere titolari di aziende con 100 o più impiegati; di essere proprietari di oltre 50 ettari di terreno e di case dal valore di oltre 20.000 lire (espropriandone le eccedenze); proibì agli ebrei di esercitare la professione di notaio e giornalista e gli altri liberi professionisti (medici, farmacisti, veterinari, avvocati, ingegneri, chimici, geometri, ecc.) poterono esercitare la loro professione solo nei confronti di altri ebrei. Con il R.D.L. il regime, inoltre, vietò i matrimoni tra «ariani» ed ebrei.
Dalle libere professioni furono espulsi 2.500 ebrei, dagli enti pubblici circa 4.000 impiegati e funzionari; dagli enti privati 5.000, dalle Forze armate furono esclusi 150 militari in servizio.
Impossibile stabilire esattamente quanti ebrei persero la propria occupazione a partire dall’autunno del 1938; certo è che da quel momento vennero progressivamente sanciti divieti per varie attività lavorative, mettendo a dura prova la loro possibilità di mantenere un dignitoso livello di vita, tanto che molti (almeno 6.000) furono costretti ad emigrare (soprattutto nel continente americano e in Palestina).
La disuguaglianza nei diritti: la sfera sociale
Lo stillicidio dei divieti, alcuni crudeli altri assurdi, tutti comunque lesivi dei diritti più elementari, si estese di giorno in giorno, innovando e ampliando il regime di oppressione anche in ambito sociale: gli ebrei furono espulsi dal Partito nazionale fascista, venne vietato loro di figurare nell’elenco del telefono, di pubblicare necrologi, di essere serviti da domestici «ariani», di recarsi in luoghi di villeggiatura, di frequentare biblioteche, di fare parte di associazioni culturali, sportive, sociali, morali, ecc. E questo in nome del «principio della separazione delle razze».
L’obiettivo del regime
L’azione governativa era rivolta ad eliminare tutti gli ebrei dal territorio nazionale, obiettivo che, data la loro profonda integrazione, fu perseguito in modo progressivo e raggiunto solo parzialmente: il regime cercò di separarli dal resto della nazione ed emarginarli dalla società, di rendere sempre più difficile le loro condizioni di vita e limitate le possibilità di istruzione e di lavoro, stimolando “oggettivamente” i perseguitati ad emigrare.
Tuttavia, la maggior parte degli ebrei rimase al proprio posto, adattandosi a vivere con le leggi discriminatorie, cercando una sistemazione e un’attività lavorativa che permettesse di mantenere la famiglia.
Le ragioni che portarono il regime alla legislazione antiebraica
Sui motivi che portarono il regime fascista a legiferare contro gli ebrei non c’è accordo tra gli storici, le interpretazioni principali sono essenzialmente tre: una di politica estera, due di politica interna.
Secondo la prima interpretazione, l’Italia promulgò la legislazione persecutoria sostanzialmente per rafforzare l’alleanza con la Germania, dopo aver constatato il suo isolamento, in seno alla Società delle nazioni, causato dalla guerra di conquista dell’Etiopia.
La seconda interpretazione sottolinea la presenza di un antisemitismo specificamente fascista che poteva attingere ad atteggiamenti culturali presenti in una parte non minoritaria della tradizione cattolica italiana (l’antigiudaismo cattolico). Il fascismo, essendo una ideologia anti-egualitaria e antidemocratica, conteneva in sé fin dal principio i germi dell’intolleranza verso le minoranze, quella maggiormente colpita fu la comunità ebraica per la carica di idee, simboli e significati negativi, consolidati fin dall’antichità, che essa portava su di sé.
La terza interpretazione, più recente e fondata, si concentra sull’uso strumentale che il regime fece della persecuzione antiebraica, al fine di rinsaldare il consenso sociale attraverso l’individuazione di un nemico interno contro cui indirizzare l’opinione pubblica e per consolidare i propri strumenti ideologici. Si trattava, dunque, di rilanciare l’identità dell’“uomo nuovo fascista” attraverso la creazione di un modello negativo (l’ebreo) a cui contrapporre le virtù e la superiorità della “razza italica”, a sua volta presunta erede delle virtù e dello spirito civilizzatore dell’antica Roma.
Oltre a ciò, il regime mirava ad ottenere la totale fascistizzazione della società (il totale allineamento), e la “lotta al diverso”, al “nemico interno” era finalizzata alla costruzione del regime totalitario. Il fascismo, per conservare il potere, doveva forzatamente contare sul consenso e sull’unità ideologica della nazione. La compagine ebraica rappresentava un segmento sociale di non conformismo ai fortissimi modelli proposti dall’alto, con tradizioni, usi, religione, peculiari e diversi dalla maggioranza. La sua sola presenza indeboliva quell’immagine monolitica dell’unità della nazione che il regime voleva rimandare ai suoi cittadini. L’ostilità antiebraica, in questa terza ipotesi, poteva riassumere due funzioni; una punitiva nei confronti degli ebrei stessi, una pedagogica nei confronti degli altri cittadini, dissuasi in tal modo dalla tentazione di percorsi autonomi e diversi rispetto all’ideologia fascista.
Conseguenze della legislazione ed effetti della propaganda antiebraica
L’antisemitismo e la campagna di odio diffusi dal regime cominciarono a dare i loro spregevoli frutti immediatamente: nel periodo 1938-1943 si verificarono nelle principali città italiane (Trieste, Ferrara, Torino, Ancona, Venezia, Pisa, Padova, Mantova, ecc.) gravi manifestazioni di intolleranza antisemita dirette contro persone e luoghi di culto.
Alcuni esempi: a Trieste, dall’autunno del 1938 in poi, furono messe in atto diverse aggressioni a cittadini ebrei (percossi con calci e pugni, imbrattati di nerofumo, rasati, minacciati, beffeggiati) e vennero saccheggiati e devastati negozi; mentre nell’ottobre 1941 e nel luglio 1942 fu presa d’assalto la Sinagoga.
A Ferrara, nell’estate del 1940, furono distribuiti una serie di volantini dal testo particolarmente violento e insultante nei confronti degli ebrei («Italiani, combattete gli ebrei con ogni mezzo. Sorvegliate le loro azioni ed i loro intrighi e soprattutto colpite senza misericordia». E ancora: «È suonata l’ora finalmente di liberare la nostra Italia e l’Europa intera da questa lurida setta che ha fomentato e voluto la guerra contro la civiltà e la religione cristiana») mentre nel settembre del 1941 venne profanata la Sinagoga.
Nel maggio del 1940, ad Ancona, si verificarono assalti alle vetrine, aggressioni e pestaggi in occasione di manifestazioni di studenti, con la diffusione di volantini che riproducevano il disegno di una forca su cui avrebbero dovuto salire i «giudei tutti».
In molte città italiane, una forma di vessazione particolarmente ignobile e volgare fu costituita dalla affissione, nelle vetrine di alcuni locali pubblici, di avvisi che vietavano l’ingresso agli ebrei o di cartelli che segnalavano l’«arianità» del proprietario. L’affissione si diffuse, forse perché ritenuta dagli esercenti un’azione promozionale che poteva aumentare le vendite, tanto che venne pubblicizzata, nell’inverno del 1938, sulle pagine dei maggiori quotidiani italiani.
Appare arduo valutare in quale misura tali atti siano stati il prodotto di un reale antisemitismo diffuso tra la popolazione o se debbano invece attribuirsi essenzialmente ad azioni di fanatici fascisti.
Certo è il carattere capillare assunto dalla propaganda antiebraica, che arrivò a coinvolgere ampi settori della società civile predisponendo la popolazione all’accettazione della persecuzione, se non addirittura al consenso e alla partecipazione attiva.
Certi sono i comportamenti degli italiani rilevati dagli storici: dall’ostilità tipica degli antisemiti convinti all’opportunismo dei profittatori (alcune circostanze – come la rincorsa ai posti di lavoro liberatisi in seguito all’«arianizzazione» di interi comparti economici – resero evidente perlomeno l’insensibilità che accompagnò la discriminazione contro gli ebrei) fino all’indifferenza acquiescente e al silenzio colpevole che diedero alle misure razziste una sorta di legittimità.
Al malessere del Paese rispondeva l’indebolimento del Partito Nazionale Fascista. Non calavano certo le iscrizioni, che erano obbligatorie ed erano tanto più richieste a tutti i cittadini in quegli anni, quando dovevano attestare la fiducia nelle sorti del conflitto. Ma la dirigenza del PNF non riusciva a rinnovarsi o a esprimere nuovi leader per resuscitare i passati consensi; il mastodontico partito restava affidato ai rituali escogitati da Achille Starace. Per rispondere a tale vuoto Mussolini lanciò una demagogica campagna anticapitalista, a cui non corrisposero provvedimenti di giustizia sociale o di miglioramenti salariali (sindacati fascisti), mentre proseguiva e si faceva più oppressiva la persecuzione degli ebrei.
La drammatica situazione militare e politica richiedeva soluzioni drastiche: dopo aver sconfitto le truppe dell’Asse in Africa, e mentre si consumava la tragedia della ritirata di Russia, gli anglo-americani attuavano uno sbarco in Sicilia (10 luglio 1943) con un grande apparato di forze e iniziavano ad avanzare verso l’Italia peninsulare. Appariva ormai ineluttabile la necessità italiana di ritirarsi dal conflitto; ma un debole Mussolini – anch’egli conscio della grave situazione – non riuscì nemmeno a prospettare a Hitler questa soluzione nell’incontro di Feltre (19 luglio 1943, proprio nel giorno del bombardamento di Roma).
Di questa soluzione si erano invece andati convincendo sia i circoli militari, sia lo stesso re, sia gran parte delle alte cariche del PNF. Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del fascismo, riunito dopo una lunga sospensione, votò una risoluzione per chiedere al re di riprendere i poteri che lo Statuto gli assegnava in quanto capo delle Forze Armate.
Convinto della ineluttabilità della sconfitta, Vittorio Emanuele III si appoggiò alla risoluzione del Gran Consiglio per rovesciare la situazione senza le remore legalitarie che aveva addotto nel 1924 per non scalzare il simpatico giovanotto in camicia nera. Arrestato e imprigionato Mussolini, il re nominò capo del governo Pietro Badoglio, che instaurò nei 45 giorni successivi alla sua nomina una autentica dittatura militare, utilizzando l’esercito per reprimere tutte le manifestazioni popolari indirizzate a chiedere “pace e libertà”. Badoglio e il re temevano le reazioni tedesche al rovesciamento delle alleanze, ma nello stesso tempo tardavano a portare a conclusione le trattative avviate in gran segreto.
La condotta ambigua del governo italiano indusse gli alleati a scatenare sulla penisola, alla metà d’agosto 1943, una serie di bombardamenti tra i più distruttivi dell’intera guerra.
I partiti antifascisti, che si erano ricostituiti o che andavano costituendosi, non furono legalmente riconosciuti anche se i loro esponenti in carcere furono liberati, con gradualità in modo da ostacolare le sinistre. Vennero tuttavia costituiti in diverse città e a Roma stessa dei Comitati delle Opposizioni che intendevano premere in senso democratico sulle autorità di governo, mentre con scioperi e manifestazioni di piazza si allargava la protesta popolare contro il proseguimento del conflitto.
congresso del Pd’A a Roma: maggioranza della sinistra, la corrente di Parri e U. La Malfa si scinde e forma la Concentrazione democratica repubblicana, poi confluita nel PRI.
8 feb
cessa le attività l’Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo: le funzioni alla magistratura ordinaria.
16 feb
congresso costitutivo del Fronte dell’Uomo qualunque a Roma: decisa l’alleanza elettorale con il Partito democratico nazionale (PDM), di tendenze monarchiche.
10 mar – 7 apr
prime elezioni amministrative italiane del dopoguerra: la DC conquista, da sola o in coalizione, il 41,6% dei comuni, il Fronte popolare (PCI e PSI) il 40%.
11-17 apr
XXIV congresso del PSIUP a Firenze: ribadita l’autonomia del partito nell’ambito dell’alleanza con il PCI.
24-28 apr
congresso DC a Roma: il partito si esprime a maggioranza per la repubblica, ma lascia libertà di voto al referendum istituzionale.
29 apr – 4 mag
III congresso del PLI a Roma: scelta a favore del mantenimento dell’istituto monarchico.
9 mag
Vittorio Emanuele III abdica a favore del figlio Umberto II, e parte per l’esilio in Egitto.
31 mag
abrogate le norme sul sequestro preventivo della stampa (r.d.l. n. 561).
2-18 giu
referendum istituzionale: 54,2% repubblica contro 45,8% monarchia. Elezioni per l’Assemblea costituente: DC 35,2%; PSIUP 20,7%; PCI 19,0%; Unione democratica nazionale 6,8%; UQ 5,3%; PRI 4,4%; Blocco nazionale della Libertà 6,8%; Pd’A 1,5%. La Corte di cassazione proclama la Repubblica (verbali del 10 e 18 giu.).
13 giu
Umberto II lascia l’Italia per l’esilio di Cascais (Portogallo).
22 giu
amnistia su proposta del ministro guardasigilli Togliatti per reati comuni, politici e militari (d.lg.p. n. 4).
25 giu
avvio dei lavori dell’Assemblea costituente presieduta da Saragat (d.lg.p. n. 48).
28 giu
E. De Nicola eletto capo provvisorio dello Stato.
1 lug
dimissioni del governo De Gasperi
13 lug
formazione del secondo governo De Gasperi.
19 lug
istituita dall’Assemblea costituente la Commissione dei 75, incaricata di elaborare la nuova Costituzione.
3 set
accordo De Gasperi-Grüber sull’autonomia amministrativa dell’Alto Adige.
18 set
A. Piccioni nuovo segretario della DC.
25 ott
nuovo patto d’unità d’azione fra PCI e PSIUP, avversato dalla destra socialista.
9 nov
elezioni amministrative: affermazione di PCI-PSI ed estrema destra; calo della DC.
26 dic
costituito il Movimento sociale italiano (MSI) su iniziativa di ex fascisti tra cui P. Romualdi e G. Almirante.
Cronologia 1946
1946
congresso del Pd’A a Roma: maggioranza della sinistra, la corrente di Parri e U. La Malfa si scinde e forma la Concentrazione democratica repubblicana, poi confluita nel PRI.
cessa le attività l’Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo: le funzioni alla magistratura ordinaria.
congresso costitutivo del Fronte dell’Uomo qualunque a Roma: decisa l’alleanza elettorale con il Partito democratico nazionale (PDM), di tendenze monarchiche.
prime elezioni amministrative italiane del dopoguerra: la DC conquista, da sola o in coalizione, il 41,6% dei comuni, il Fronte popolare (PCI e PSI) il 40%.
XXIV congresso del PSIUP a Firenze: ribadita l’autonomia del partito nell’ambito dell’alleanza con il PCI.
congresso DC a Roma: il partito si esprime a maggioranza per la repubblica, ma lascia libertà di voto al referendum istituzionale.
III congresso del PLI a Roma: scelta a favore del mantenimento dell’istituto monarchico.
Vittorio Emanuele III abdica a favore del figlio Umberto II, e parte per l’esilio in Egitto.
abrogate le norme sul sequestro preventivo della stampa (r.d.l. n. 561).
referendum istituzionale: 54,2% repubblica contro 45,8% monarchia. Elezioni per l’Assemblea costituente: DC 35,2%; PSIUP 20,7%; PCI 19,0%; Unione democratica nazionale 6,8%; UQ 5,3%; PRI 4,4%; Blocco nazionale della Libertà 6,8%; Pd’A 1,5%. La Corte di cassazione proclama la Repubblica (verbali del 10 e 18 giu.).
Umberto II lascia l’Italia per l’esilio di Cascais (Portogallo).
amnistia su proposta del ministro guardasigilli Togliatti per reati comuni, politici e militari (d.lg.p. n. 4).
avvio dei lavori dell’Assemblea costituente presieduta da Saragat (d.lg.p. n. 48).
E. De Nicola eletto capo provvisorio dello Stato.
dimissioni del governo De Gasperi
formazione del secondo governo De Gasperi.
istituita dall’Assemblea costituente la Commissione dei 75, incaricata di elaborare la nuova Costituzione.
accordo De Gasperi-Grüber sull’autonomia amministrativa dell’Alto Adige.
A. Piccioni nuovo segretario della DC.
nuovo patto d’unità d’azione fra PCI e PSIUP, avversato dalla destra socialista.
elezioni amministrative: affermazione di PCI-PSI ed estrema destra; calo della DC.
costituito il Movimento sociale italiano (MSI) su iniziativa di ex fascisti tra cui P. Romualdi e G. Almirante.
Nei primi mesi dopo la Liberazione aspetti positivi e promesse di cambiamento si intrecciarono con il preannuncio di un ritorno dello Stato tradizionale, accentratore e sordo alle istanze di rinnovamento democratico. L’istituzione dei Consigli di Gestione alimentò per una breve stagione le speranze di un gestione democratica dell’economia grazie alla partecipazione dei lavoratori, ma la realizzazione fu impari alle speranze. Il ritorno dei padroni ai loro posti di comando fu accompagnato da una campagna che predicava la libertà assoluta in economia e dalla demonizzazione del ruolo dello Stato. Il breve successo di queste idee fu illusorio perché i tempi richiedevano più forti compagini economiche per la concorrenza sul piano internazionale. I sindacati, riuniti nella CGIL unitaria, costituita con il Patto di Roma nel giugno 1944, godevano di un grande prestigio popolare, ma erano travagliati dal contrasto tra le diverse correnti, e soprattutto tra la destra cristiana e la sinistra (socialisti e comunisti).
Sul piano politico i partiti antifascisti diedero vita a un governo di coalizione presieduto da Ferruccio Parri (21 giugno 1945), già vicecomandante del CVL, che sembrò garantire alla Resistenza un ruolo decisivo; ma al prestigioso e integerrimo presidente del Consiglio, esponente del Partito d’Azione, mancò sia l’abilità tattica sia l’appoggio degli altri partiti del CLN. Vittima della ostilità dei conservatori (DC e liberali) e degli alleati, che temevano fosse un complice dei comunisti, dovette dimettersi il 22 novembre; fu sostituito il 10 dicembre 1945 dal democristiano Alcide De Gasperi. Si apriva di lì in avanti la campagna elettorale per l’elezione della Assemblea Costituente, che avrebbe accompagnato il referendum istituzionale, secondo l’accordo tra il CLN e la Corona (DLL n. 151/1944). Anche per regolare tale evento fu istituita un’assemblea legislativa provvisoria, la Consulta Nazionale, non elettiva (fu in carica dal 25 settembre 1945 al 2 giugno 1946), composta da personalità dell’antifascismo. Tra le sue deliberazioni quella di estendere il voto a tutti cittadini senza distinzione di sesso, accompagnata tuttavia dalla limitazione dei poteri della Costituente che non avrebbe potuto legiferare.
Cronologia 1947
1947
3-16 gen
viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti: concesso all’Italia un prestito di 100 milioni di dollari.
9-13 gen
XXV congresso straordinario del PSIUP a Roma; la corrente di Saragat dà vita al PSLI, Partito socialista dei lavoratori italiani (scissione di Palazzo Barberini). Il PSIUP muta nome in PSI, segretario Basso.
20 gen
dimissioni del governo De Gasperi.
2 feb
formazione del terzo governo De Gasperi, composto da DC, PCI e PSI.
10 feb
15 mar
l’adesione dell’Italia agli accordi di Bretton Woods è approvata dall’Assemblea costituente.
23 mar
l’Italia aderisce all’accordo per l’istituzione di Fondo monetario internazionale e Banca mondiale (l. n. 132).
25-26 mar
approvato dall’Assemblea costituente l’art. 7: i Patti lateranensi del 1929 integrati nella Costituzione.
31 mar - 2 apr
II congresso del Pd’A a Roma: smembramento definitivo del partito.
20-21 apr
elezioni dell’assemblea regionale siciliana: calo della DC (dal 33 al 20%), successo del Blocco del popolo (PCI, PSI, Pd’A) dal 21 al 30% dei voti.
1 mag
strage di Portella della Ginestra: l’agguato del bandito S. Giuliano contro la folla radunata per la festa del lavoro causa 11 morti e 27 feriti.
13 mag
dimissioni del governo De Gasperi.
31 mag
formazione del quarto governo De Gasperi, il primo senza l’appoggio delle sinistre.
14 ago
accordo a Washington tra Italia e Stati Uniti: reciproca rinuncia a pretese di carattere economico sorte in tempo di guerra (rat. d.lg.c.p.s. 31 dic. 1947, n. 1747).
21 set
II congresso dell’Uomo qualunque a Roma: dissidi sull’operato del partito.
12 ott
elezioni amministrative: successo di DC e, in misura minore, del Blocco del popolo; partecipa il MSI.
19-21 ott
scioglimento ufficiale del Pd’A e sua adesione al PSI.
30 ott
istituito a Ginevra con l’adesione dell’Italia il General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) (rat. l. 5 apr. 1950, n. 295).
15-20 nov
II congresso della DC a Napoli: definito il programma per le elezioni politiche; A. Piccioni segretario.
27 nov
manifestazione a Milano di ex partigiani contro la sostituzione dell’ultimo prefetto di nomina CLN, E. Troilo.
30 nov
IV congresso del PLI a Napoli: svolta in senso conservatore, R. Lucifero segretario.
15 dic
rimpasto ministeriale attuato da De Gasperi per includere esponenti PSLI e PRI.
22 dic
approvata dall’Assemblea costituente la Costituzione repubblicana.
28 dic
costituito da PCI, PSI e altri gruppi di sinistra il Fronte democratico popolare.
28 dic
muore in esilio ad Alessandria d’Egitto Vittorio Emanuele III (Napoli, 1869)
Cronologia 1947
1947
viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti: concesso all’Italia un prestito di 100 milioni di dollari.
XXV congresso straordinario del PSIUP a Roma; la corrente di Saragat dà vita al PSLI, Partito socialista dei lavoratori italiani (scissione di Palazzo Barberini). Il PSIUP muta nome in PSI, segretario Basso.
dimissioni del governo De Gasperi.
formazione del terzo governo De Gasperi, composto da DC, PCI e PSI.
l’adesione dell’Italia agli accordi di Bretton Woods è approvata dall’Assemblea costituente.
l’Italia aderisce all’accordo per l’istituzione di Fondo monetario internazionale e Banca mondiale (l. n. 132).
approvato dall’Assemblea costituente l’art. 7: i Patti lateranensi del 1929 integrati nella Costituzione.
II congresso del Pd’A a Roma: smembramento definitivo del partito.
elezioni dell’assemblea regionale siciliana: calo della DC (dal 33 al 20%), successo del Blocco del popolo (PCI, PSI, Pd’A) dal 21 al 30% dei voti.
strage di Portella della Ginestra: l’agguato del bandito S. Giuliano contro la folla radunata per la festa del lavoro causa 11 morti e 27 feriti.
dimissioni del governo De Gasperi.
formazione del quarto governo De Gasperi, il primo senza l’appoggio delle sinistre.
accordo a Washington tra Italia e Stati Uniti: reciproca rinuncia a pretese di carattere economico sorte in tempo di guerra (rat. d.lg.c.p.s. 31 dic. 1947, n. 1747).
II congresso dell’Uomo qualunque a Roma: dissidi sull’operato del partito.
elezioni amministrative: successo di DC e, in misura minore, del Blocco del popolo; partecipa il MSI.
scioglimento ufficiale del Pd’A e sua adesione al PSI.
istituito a Ginevra con l’adesione dell’Italia il General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) (rat. l. 5 apr. 1950, n. 295).
II congresso della DC a Napoli: definito il programma per le elezioni politiche; A. Piccioni segretario.
manifestazione a Milano di ex partigiani contro la sostituzione dell’ultimo prefetto di nomina CLN, E. Troilo.
IV congresso del PLI a Napoli: svolta in senso conservatore, R. Lucifero segretario.
rimpasto ministeriale attuato da De Gasperi per includere esponenti PSLI e PRI.
approvata dall’Assemblea costituente la Costituzione repubblicana.
costituito da PCI, PSI e altri gruppi di sinistra il Fronte democratico popolare.
muore in esilio ad Alessandria d’Egitto Vittorio Emanuele III (Napoli, 1869)
Cronologia 1948
1948
1 gen
entra in vigore la Costituzione della Repubblica.
3 gen
trattato di amicizia e commercio a Roma tra Italia e Stati Uniti (rat. d.l. 14 feb. 1948, n. 153).
4 - 10 gen
VI congresso PCI a Milano: approvata la costituzione con il PSI del Fronte democratico popolare.
10 gen
costituzione del Blocco nazionale, alleanza elettorale fra PLI e UQ.
16 gen
XX congresso del PRI a Napoli: confermata l’alleanza di governo con DC e partiti moderati.
19 - 22 gen
XXVI congresso del PSI a Roma: maggioranza favorevole all’alleanza con il PCI; I.M. Lombardo, Calamandrei, F. Venturi e G. Romita decidono di allearsi con PSLI e con la lista di Unità socialista.
28 gen
libri di testo nelle scuole elementari scelti dagli insegnanti (d.p.r. n. 175).
1 feb
I congresso del PSLI a Napoli: ribadita la linea anticomunista e riformista del partito; Saragat segretario.
7 feb
dichiarate estinte le pratiche di epurazione; concessa revisione dei procedimenti passati in giudicato (d.l. n. 48).
8 feb
costituiti circa 18.000 comitati civici organizzati e diretti dal presidente dell’Azione cattolica, L. Gedda: riconosciuti dal papa, affiancano le strutture partitiche della DC.
15 feb
elezioni comunali a Pescara: vittoria del Fronte democratico popolare con il 79% dei voti.
22 feb
lettera ai fedeli del cardinale Schuster a sostegno della campagna elettorale della DC.
26 feb
norme per la consegna di criminali di guerra cittadini di potenze alleate (d.p.r. n. 363).
28 feb
I congresso della Resistenza a Roma: Mattei ed ex partigiani cattolici lasciano l’assemblea dell’ANPI per fondare la Federazione volontari della libertà (FVL).
20 mar
G.C. Marshall annuncia la sospensione degli aiuti ERP all’Italia in caso di vittoria del Fronte popolare.
8 apr
approvato dal Consiglio dei ministri l’emblema dello Stato (d.l. n. 535).
16 apr
istituita l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE): l’organo amministra i fondi ERP (European Recovery Program) (rat. l. 4 ago. 1948, n. 1107).
18 apr
elezioni del Parlamento repubblicano: maggioranza assoluta alla DC (48,7%); sconfitta del Fronte popolare (31%); Unità socialista 7,1%, Blocco nazionale 3,8%, Partito nazionale monarchico 2,8%; MSI 2%; PRI 2,5%.
11 mag
L. Einaudi eletto presidente della Repubblica.
12 mag
dimissioni del governo De Gasperi.
23 mag
formazione del quinto governo De Gasperi, composto da DC, PLI, PRI, PSLI.
27 giu - 1 lug
XXVII congresso PSI a Genova: contrasti circa l’alleanza con il PCI, a favore la sinistra (Nenni), contraria la destra (G. Romita); A. Jacometti segretario.
28 giu
accordo a Roma tra Italia e Stati Uniti sull’applicazione del Piano Marshall (rat. l. 4 ago. 1948, n. 1108).
13 lug
confermato il patto di unità d’azione fra PCI e PSI.
14 - 19 lug
attentato a Togliatti compiuto a Roma da A. Pallante; sciopero generale, occupate fabbriche ed edifici pubblici, scontri fra ex partigiani e polizia: una ventina i morti, centinaia i feriti. Il PCI si impegna a riportare l’ordine.
20 lug
il tribunale militare di Roma condanna all’ergastolo H. Kappler per l’eccidio delle Fosse Ardeatine.
11 ago
sciolto su richiesta del PSI il Fronte Democratico Popolare.
15 set
costituito il Territorio libero di Trieste (art. 21 del trattato di pace del 10 feb. 1947).
20 dic
Dossetti in dissenso con la politica liberista del governo fonda nella DC la corrente Cronache sociali.
Cronologia 1948
1948
entra in vigore la Costituzione della Repubblica.
trattato di amicizia e commercio a Roma tra Italia e Stati Uniti (rat. d.l. 14 feb. 1948, n. 153).
VI congresso PCI a Milano: approvata la costituzione con il PSI del Fronte democratico popolare.
costituzione del Blocco nazionale, alleanza elettorale fra PLI e UQ.
XX congresso del PRI a Napoli: confermata l’alleanza di governo con DC e partiti moderati.
XXVI congresso del PSI a Roma: maggioranza favorevole all’alleanza con il PCI; I.M. Lombardo, Calamandrei, F. Venturi e G. Romita decidono di allearsi con PSLI e con la lista di Unità socialista.
libri di testo nelle scuole elementari scelti dagli insegnanti (d.p.r. n. 175).
I congresso del PSLI a Napoli: ribadita la linea anticomunista e riformista del partito; Saragat segretario.
dichiarate estinte le pratiche di epurazione; concessa revisione dei procedimenti passati in giudicato (d.l. n. 48).
costituiti circa 18.000 comitati civici organizzati e diretti dal presidente dell’Azione cattolica, L. Gedda: riconosciuti dal papa, affiancano le strutture partitiche della DC.
elezioni comunali a Pescara: vittoria del Fronte democratico popolare con il 79% dei voti.
lettera ai fedeli del cardinale Schuster a sostegno della campagna elettorale della DC.
norme per la consegna di criminali di guerra cittadini di potenze alleate (d.p.r. n. 363).
I congresso della Resistenza a Roma: Mattei ed ex partigiani cattolici lasciano l’assemblea dell’ANPI per fondare la Federazione volontari della libertà (FVL).
G.C. Marshall annuncia la sospensione degli aiuti ERP all’Italia in caso di vittoria del Fronte popolare.
approvato dal Consiglio dei ministri l’emblema dello Stato (d.l. n. 535).
istituita l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE): l’organo amministra i fondi ERP (European Recovery Program) (rat. l. 4 ago. 1948, n. 1107).
elezioni del Parlamento repubblicano: maggioranza assoluta alla DC (48,7%); sconfitta del Fronte popolare (31%); Unità socialista 7,1%, Blocco nazionale 3,8%, Partito nazionale monarchico 2,8%; MSI 2%; PRI 2,5%.
L. Einaudi eletto presidente della Repubblica.
dimissioni del governo De Gasperi.
formazione del quinto governo De Gasperi, composto da DC, PLI, PRI, PSLI.
XXVII congresso PSI a Genova: contrasti circa l’alleanza con il PCI, a favore la sinistra (Nenni), contraria la destra (G. Romita); A. Jacometti segretario.
accordo a Roma tra Italia e Stati Uniti sull’applicazione del Piano Marshall (rat. l. 4 ago. 1948, n. 1108).
confermato il patto di unità d’azione fra PCI e PSI.
attentato a Togliatti compiuto a Roma da A. Pallante; sciopero generale, occupate fabbriche ed edifici pubblici, scontri fra ex partigiani e polizia: una ventina i morti, centinaia i feriti. Il PCI si impegna a riportare l’ordine.
il tribunale militare di Roma condanna all’ergastolo H. Kappler per l’eccidio delle Fosse Ardeatine.
sciolto su richiesta del PSI il Fronte Democratico Popolare.
costituito il Territorio libero di Trieste (art. 21 del trattato di pace del 10 feb. 1947).
Dossetti in dissenso con la politica liberista del governo fonda nella DC la corrente Cronache sociali.
Al termine di lunghe e, da parte italiana esitanti, trattative con i comandi alleati il generale Castellano firmò a Cassibile l’armistizio il 3 settembre 1943. Esso prevedeva la resa incondizionata dell’Italia, la consegna della flotta e la successiva dichiarazione di guerra alla Germania. La reazione tedesca fu immediata e preparata da tempo: dalla fine di luglio era iniziato l’afflusso di nuove truppe che all’8 settembre occuparono il paese, disarmando l’esercito in Italia, nei Balcani e in Grecia e avviando i militari nei campi di internamento tedeschi, ovvero gli Internati Militari Italiani.
La cattura di 600.000 uomini senza una strategia di resistenza guidata dai responsabili dell’apparato militare fu resa possibile dall’ignavia delle re e degli alti comandi delle Forze Armate, che fuggirono da Roma per mettersi sotto la protezione degli Alleati dove costituirono nelle provincie meridionali il Regno del Sud.
In contrapposizione al governo formalmente legittimo del Savoia sorse, alleata dei tedeschi, la Repubblica Sociale Italiana, a capo della quale si pose Mussolini, liberato dalla prigione del Gran Sasso dall’Obersturmfuhrer Skorzeni. La repubblica governava i territori al nord della linea del fronte, con l’eccezione dei territori nordorientali, definiti teatro di operazioni militari (Alpenvorland e Adriatische Küstenland) e di fatto annessi al Terzo Reich. Completamente sottomessa agli ordini dell’occupante sul piano militare e politico, la repubblica tentò anche di progettare un nuovo ordinamento politico e sociale ispirato al modello nazista. Ma il nocciolo era l’istituzione dei Consigli di Gestione nelle fabbriche che avrebbero dovuto porre fine al sistema capitalista: una manovra demagogica che allarmò i tedeschi e i padroni italiani ma che venne rifiutata dalle masse operaie come un trucco.
La Germania dal canto suo instaurò in Italia un articolato sistema di occupazione militare mirante a sfruttare tutte le risorse materiali ed umane del Paese per rafforzare il proprio potenziale bellico.
La nascita della Resistenza armata aprì un conflitto diretto non solo contro l’occupante straniero ma anche contro le Forze armate della RSI: fascisti e nazisti si impegnarono in un’opera di repressione che non risparmiò donne e civili disarmati in una vera e propria guerra ai civili. Dal canto loro i partigiani misero in atto una guerriglia che, malgrado l’evidente disparità di armamento, pose in non poche difficoltà gli occupanti.
Il Regno del Sud nel frattempo era il teatro di uno scontro politico accanito tra il re e i partiti antifascisti, che chiedevano la decadenza sua e del governo Badoglio, entrambi discreditati per i lunghi rapporti col fascismo e soprattutto disprezzati dopo la fuga da Roma. La situazione di stallo che si era creata fu risolta dall’arrivo del capo del PCI, Palmiro Togliatti, che propose un patto di unità nazionale per combattere la comune battaglia antitedesca e antifascista. Per quanto rifiutata dagli altri partiti della sinistra del CLN, questa proposta (l’operazione è nota come la svolta di Salerno), impegnò il re a lasciare dopo la liberazione di Roma (giugno 1944) i suoi poteri al figlio Umberto, col titolo di Luogotenente del Regno. Badoglio fu sostituito da Ivanoe Bonomi, liberale antifascista presidente del CLN, a capo di un governo cui parteciparono tutti i partiti del CLN.
Cronologia 1943
1943
3 set
Firma dell’armistizio tra Italia e angloamericani a Cassibile, in Sicilia. L’Italia sospende le ostilità contro quelli che, a breve, saranno i nuovi Alleati.
8 set
Il maresciallo Badoglio dà comunicazione via radio della firma dell’armistizio con gli angloamericani.
9-10 set
La famiglia reale e Badoglio fuggono a Brindisi, mentre gli angloamericani sbarcano a Salerno. Il Comitato delle opposizioni si trasforma in Comitato di liberazione nazionale (Cln). Inizia l’occupazione tedesca in Italia. In diverse città, militari e civili cercano di resistere. Nei giorni successivi in alcune realtà montane del Piemonte si formano i primi nuclei partigiani.
12 set
Mussolini è liberato da paracadutisti tedeschi a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, dov’era imprigionato.
14-24 set
Rappresaglie tedesche contro i soldati italiani che non si arrendono nei paesi di occupazione italiana, in spregio ad ogni regola militare; tra il 21 e il 24 la divisione Acqui a Cefalonia viene decimata. Si contano oltre 6.500 vittime tra ufficiali e soldati.
18 set
Da Monaco Mussolini proclama la costituzione del Partito fascista repubblicano.
19 set
A Boves, in provincia di Cuneo, i tedeschi compiono la prima strage di civili in Italia per rappresaglia dopo l’uccisione di un commilitone. Sono uccisi 23 civili e il paese è dato alle fiamme.
23 set
Ritornato in Italia, Mussolini forma un nuovo governo fascista nelle zone occupate dai tedeschi. Dal 25 novembre, il nuovo ‘Stato’ assumerà il nome di Repubblica sociale italiana (Rsi).
27 set
Insurrezione popolare a Napoli contro l’esercito tedesco. Sono le “quattro giornate”.
29 set
A Malta è firmato il cosiddetto ‘armistizio lungo’ tra Badoglio e Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate in Europa.
ott
Istituite le regioni Alpenvorland e Adriatische küstenland: le province di Trento, Belluno e Bolzano e la Venezia Giulia sono di fatto annesse alla Germania.
13 ott
L’Italia dichiara guerra alla Germania.
16 ott
Rastrellamento nel ghetto di Roma: 1.024 ebrei romani sono deportati ad Auschwitz, nonostante siano cittadini italiani. Ne torneranno 16.
nov
Si costituiscono le prime formazioni partigiane inquadrate nelle brigate d’assalto Garibaldi. Il Partito comunista italiano promuove la costituzione anche dei Gruppi d’azione patriottica (Gap) e dei Gruppi di difesa della donna.
10 nov
Chiamata alle armi delle classi 1923-1925 da parte delle autorità militari fasciste.
14 nov
Congresso di Verona del Partito fascista repubblicano. Nel manifesto programmatico si stabilisce che “gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”.
15 nov
A seguito dell’uccisione del federale fascista di Ferrara Igino Ghisellini (in realtà eliminato dai suoi camerati) i fascisti uccidono per rappresaglia undici persone. È la prima strage fascista in Italia.
20 nov
Mussolini costituisce la Guardia Nazionale repubblicana (Gnr). Nascono formazioni paramilitari e corpi di polizia che agiranno ai margini e in autonomia rispetto alle autorità fasciste e, in qualche caso, direttamente agli ordini dei tedeschi.
30 nov
Il ministero dell’Interno, con l’ordinanza n. 5, dispone l’arresto degli ebrei presenti sul territorio italiano, il loro internamento in campi, il sequestro dei loro beni (trasformato in confisca con un decreto il 4 gennaio 1944).
28 dic
Al Poligono di tiro di Reggio Emilia vengono fucilati dai fascisti i sette fratelli Cervi e il soldato Quarto Camurri.
Cronologia 1943
1943
Firma dell’armistizio tra Italia e angloamericani a Cassibile, in Sicilia. L’Italia sospende le ostilità contro quelli che, a breve, saranno i nuovi Alleati.
Il maresciallo Badoglio dà comunicazione via radio della firma dell’armistizio con gli angloamericani.
La famiglia reale e Badoglio fuggono a Brindisi, mentre gli angloamericani sbarcano a Salerno. Il Comitato delle opposizioni si trasforma in Comitato di liberazione nazionale (Cln). Inizia l’occupazione tedesca in Italia. In diverse città, militari e civili cercano di resistere. Nei giorni successivi in alcune realtà montane del Piemonte si formano i primi nuclei partigiani.
Mussolini è liberato da paracadutisti tedeschi a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, dov’era imprigionato.
Rappresaglie tedesche contro i soldati italiani che non si arrendono nei paesi di occupazione italiana, in spregio ad ogni regola militare; tra il 21 e il 24 la divisione Acqui a Cefalonia viene decimata. Si contano oltre 6.500 vittime tra ufficiali e soldati.
Da Monaco Mussolini proclama la costituzione del Partito fascista repubblicano.
A Boves, in provincia di Cuneo, i tedeschi compiono la prima strage di civili in Italia per rappresaglia dopo l’uccisione di un commilitone. Sono uccisi 23 civili e il paese è dato alle fiamme.
Ritornato in Italia, Mussolini forma un nuovo governo fascista nelle zone occupate dai tedeschi. Dal 25 novembre, il nuovo ‘Stato’ assumerà il nome di Repubblica sociale italiana (Rsi).
Insurrezione popolare a Napoli contro l’esercito tedesco. Sono le “quattro giornate”.
A Malta è firmato il cosiddetto ‘armistizio lungo’ tra Badoglio e Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate in Europa.
Istituite le regioni Alpenvorland e Adriatische küstenland: le province di Trento, Belluno e Bolzano e la Venezia Giulia sono di fatto annesse alla Germania.
L’Italia dichiara guerra alla Germania.
Rastrellamento nel ghetto di Roma: 1.024 ebrei romani sono deportati ad Auschwitz, nonostante siano cittadini italiani. Ne torneranno 16.
Si costituiscono le prime formazioni partigiane inquadrate nelle brigate d’assalto Garibaldi. Il Partito comunista italiano promuove la costituzione anche dei Gruppi d’azione patriottica (Gap) e dei Gruppi di difesa della donna.
Chiamata alle armi delle classi 1923-1925 da parte delle autorità militari fasciste.
Congresso di Verona del Partito fascista repubblicano. Nel manifesto programmatico si stabilisce che “gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”.
A seguito dell’uccisione del federale fascista di Ferrara Igino Ghisellini (in realtà eliminato dai suoi camerati) i fascisti uccidono per rappresaglia undici persone. È la prima strage fascista in Italia.
Mussolini costituisce la Guardia Nazionale repubblicana (Gnr). Nascono formazioni paramilitari e corpi di polizia che agiranno ai margini e in autonomia rispetto alle autorità fasciste e, in qualche caso, direttamente agli ordini dei tedeschi.
Il ministero dell’Interno, con l’ordinanza n. 5, dispone l’arresto degli ebrei presenti sul territorio italiano, il loro internamento in campi, il sequestro dei loro beni (trasformato in confisca con un decreto il 4 gennaio 1944).
Al Poligono di tiro di Reggio Emilia vengono fucilati dai fascisti i sette fratelli Cervi e il soldato Quarto Camurri.
I caratteri della Repubblica Sociale Italiana (RSI) e la sua stessa legittimità sono molto discussi perché essa è considerata uno Stato “collaborazionista”, completamente asservito agli esclusivi interessi degli occupanti tedeschi.
Irrilevante il suo peso nel contesto internazionale: lo riconobbero solo Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia e Croazia. Un rifiuto venne da Spagna, Portogallo, Svezia, Turchia, Argentina nonché dallo Stato del Vaticano. Solo il Giappone appariva veramente interessato ed ebbe presso la RSI una regolare rappresentanza diplomatica. La sovranità dello stato si estendeva a territori limitati: a sud i suoi confini erano segnati dall’avanzare delle Forze Armate alleate; al nord-est dall’estendersi della sovranità diretta del Reich, per decisione di Hitler (11 settembre 1943), su due zone d’operazioni, sottratte alla sovranità italiana. La proclamazione fu annunciata fin dal 10 settembre 1943 da un gruppo di gerarchi fascisti fuggiti a Monaco alla fine di luglio; fu confermata dagli ordini di Mussolini, liberato dai tedeschi il 12 settembre, che ricostituiva il partito fascista, ne nominava il segretario (Alessandro Pavolini), ricostituiva la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale guidata da Renato Ricci, scioglieva ufficiali e soldati dal giuramento al re e ne dichiarava decaduti tutti i provvedimenti posteriori al 25 luglio. Un discorso di Mussolini fu trasmesso da Radio Monaco e captato in Italia il 18 settembre 1943. Mussolini accusava il re, gli alti comandi dell’esercito, la classe dirigente di averlo tradito ed esortava il popolo italiano a tornare a combattere a fianco dei tedeschi al fine di cancellare l’onta del tradimento nei confronti di questi ultimi, e a rivendicare l’onore dell’Italia. A questo appello non mancarono di rispondere giovani cresciuti nella scuola fascista e nelle organizzazioni di massa del regime.
I tedeschi impedirono che il governo si insediasse a Roma; nei mesi successivi gli apparati amministrativi dello Stato vennero sdoppiati e parte di essi fu trasferita al nord, in un’area compresa tra il Lago di Garda – dove presso Salò prese residenza Mussolini – e Milano, dove successivamente (autunno-inverno 1944-1945) si concentrarono i più importanti centri decisionali italiani e tedeschi. La presenza dell’alleato-occupante imponeva ai fascisti repubblicani di presentarsi come alleati fedeli del Reich ma autonomi da esso.
Il primo problema fu quello di ricostituire l’esercito. Le truppe italiane erano state catturate dalla Wehrmacht e, con l’eccezione di alcuni reparti di Camicie Nere schieratisi con i tedeschi, erano state avviate nei campi di internamento, dove gli Internati Militari Italiani – IMI non godevano nemmeno delle protezioni concesse ai prigionieri di guerra dalle convenzioni internazionali. Mussolini e il maresciallo Rodolfo Graziani, ministro delle Forze Armate, volevano trarre dagli IMI gli uomini per costituire un esercito regolare. Hitler invece si oppose perché quelle che lui chiamava “Badoglio-truppen” non offrivano garanzia di tornare a combattere con efficienza. D’altra parte la propaganda per ottenere dagli Internati Militari Italiani l’adesione volontaria alla repubblica ebbe ben poco successo. Molto simile fu quanto avvenne in Italia, dove il governo della repubblica emanò, a partire dal dicembre 1943, una serie di bandi di leva, che dopo un successo iniziale molto dubbio, si tramutarono in un fallimento clamoroso. Inutilmente il governo fascista repubblicano pubblicò a più riprese bandi che per i renitenti prevedevano la pena di morte e ritorsioni contro i famigliari.
Con i soldati di leva e con i volontari vennero formate quattro divisioni (San Marco, Littorio, Monterosa e Italia) forti ciascuna dagli undici ai sedicimila uomini, inviate in Germania per l’addestramento e tornate in Italia a partire dall’agosto 1944. Furono schierate in parte sul fronte ligure al comando del maresciallo Graziani, inframmezzate alle truppe tedesche, e in parte inviate al confine nord-occidentale dove fronteggiarono soprattutto l’insorgenza partigiana. La repressione del “banditismo” costituì infatti il compito maggiore delle forze armate della repubblica sociale, al fine di sollevare la Wehrmacht da questi compiti. La RSI disponeva, oltre all’esercito, di milizie connotate politicamente e designate a compiti di polizia. Il corpo più numeroso (valutato fino a 150.000 uomini iniziali) fu la Guardia Nazionale Repubblicana, al comando di Renato Ricci, composta di Carabinieri, Polizia dell’Africa italiana e Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale. I Carabinieri, invisi a tedeschi e a fascisti per la tradizionale devozione monarchica, furono oggetto di deportazione in Germania. Le restanti forze della GNR ebbero il compito di sorvegliare il territorio in collaborazione con la Polizia di Stato e agli ordini dei prefetti (denominati Capi provincia). La capacità della GNR risultò insoddisfacente per la scarsità dell’armamento e dell’addestramento. Alla metà di agosto del 1944 essa fu inserita nell’esercito come “prima arma combattente”, sottratta al comando di Renato Ricci e messa agli ordini diretti di Mussolini. Questo provvedimento non le tolse i compiti di polizia, contribuendo a un intreccio di poteri e di illegalità che rese poco credibile l’autorità della repubblica. A partire dalla fine del giugno 1944 furono costituite le Brigate Nere, milizie del Partito fascista repubblicano, al diretto comando del segretario del Partito, Alessandro Pavolini. Aveva pretese di autonomia la X flottiglia MAS, fanteria di Marina, comandata da Junio Valerio Borghese come se fosse una sua compagnia personale, in diretta alleanza con i tedeschi. Si aggiungevano poi una numerosa congerie di bande irregolari utilizzate da tedeschi e autorità repubblicane come strumenti di spionaggio e repressione antifascista (la Banda Carità, la Banda Koch, il reparto di Spiotta, la formazione “Mai Morti”).
La molteplicità dei centri di potere e la varietà delle truppe rifletteva un carattere di fondo della repubblica, eversivo e velleitario, che ambiva a costruire un rinnovato ordine sul modello del totalitarismo nazista. Il primo atto politico del nuovo regime fu l’Assemblea di Verona (14 novembre 1943) in cui venne presentato un programma repubblicano, antisemita e socializzatore. L’Assemblea pretese il processo ai traditori del 25 luglio: processati, condannati e fucilati nel successivo febbraio 1944. Scatenò anche una sanguinosa spedizione squadrista a Ferrara, per vendicare la morte del federale fascista (forse ucciso da fascisti locali). Nell’ambito della repubblica l’antisemitismo venne portato alle conseguenze più estreme, sia con provvedimenti direttamente promossi dal ministro degli Interni Guido Buffarini Guidi (circolare del dicembre 1943 per l’internamento di tutti gli ebrei), sia con la collaborazione di assai numerosi “bravi italiani” alle razzie e alle deportazioni tedesche, sia infine con la propaganda razzista promossa da Giovanni Preziosi.
I tedeschi avevano dapprima pensato a un’occupazione del territorio italiano diretta ad asportare dall’Italia tutte le attrezzature industriali e le materie prime. Nei mesi dell’inverno 1943-’44 si impose invece il disegno sostenuto dall’ambasciatore Rudolph Rahn di utilizzare in Italia le strutture produttive e di concedere alla repubblica una relativa autonomia. In questo quadro prese corpo una riorganizzazione della produzione industriale italiana (opera del ministro dell’Economia corporativa Angelo Tarchi) che si serviva della collaborazione di una serie di Comitati industriali al fine di dar vita a una nuova struttura corporativa dell’economia italiana. Ma il progetto di socializzazione che nel frattempo Mussolini caldeggiava allarmò i tedeschi che ne temevano tanto le più lontane implicazioni ideologico-politiche quanto le ripercussioni più immediate sulla funzionalità produttiva. Malgrado l’opposizione tedesca, portavoce tra l’altro anche dei timori degli industriali italiani, i primi provvedimenti della legislazione socializzatrice furono emanati nel gennaio e nel febbraio 1944. La loro applicazione fu invece ritardata a lungo e prese consistenza solo nell’autunno successivo.
Nel corso dell’estate 1944 le forze partigiane nell’Italia settentrionale avevano conseguito importanti successi sia con il potenziamento dei loro effettivi sia con la liberazione di varie zone nel cuore dei territori occupati. La reazione delle truppe d’occupazione agli attacchi della guerriglia e all’estendersi delle forme di opposizione fu molto feroce e diede luogo a una serie di atti di repressione violenta (impropriamente definiti rappresaglie) soprattutto nelle aree dell’Italia centrale e in quelle dell’Italia settentrionale, che costarono la vita a migliaia di cittadini italiani inermi, donne vecchi e bambini compresi Questa situazione provocò tra l’altro anche forti tensioni con alcuni esponenti della Chiesa. Molti infatti tra i fascisti avrebbero voluto che i rapporti tra Chiesa cattolica e RSI volgessero a favore di Mussolini con una netta condanna del voltafaccia di Badoglio e del re. Per rivendicare la piena dignità e il carattere cattolico del fascismo repubblicano sorse anche un movimento a carattere semi-eretico, “Crociata Italica”.
A partire dall’autunno 1944 si delineò una nuova fase nella vita della repubblica: un forte inasprimento del confronto militare interno e della repressione, da una parte, e dall’altra l’intensificazione del dibattito e della propaganda sulla socializzazione. L’ultima fase “socializzatrice” della repubblica è collegata anche all’estremo tentativo di Mussolini di salvare la propria costruzione politica. Nell’autunno 1944 prese vita, e fu successivamente riconosciuto come legittimo dalle autorità fasciste, un Raggruppamento Socialista Nazionale, promosso e capeggiato da Edmondo Cione, già allievo di Benedetto Croce, convertitosi alle idee mussoliniane.
Nel frattempo altri (il segretario Pavolini prima di tutti) proponevano a Mussolini anche un’estrema difesa militare dei fascisti in un Ridotto Armato Repubblicano, che avrebbe dovuto essere costituito in Valtellina. Ed era forse proprio verso questo ridotto – peraltro inesistente – che si stava avviando Mussolini il 28 aprile 1945, dopo aver visto fallire i tentativi di mediazione per una resa concordata tramite il cardinale Arcivescovo di Milano, Schuster. Il duce fu individuato da una formazione partigiana nascosto in un camion tedesco presso Dongo. Fatto prigioniero, venne giustiziato il giorno seguente a Giulino di Mezzegra dal comandante “Valerio” in applicazione della sentenza di morte emessa contro di lui dal CLNAI; il suo corpo e quello di alcuni di coloro che lo avevano accompagnato nell’ultima fuga fu esposto in piazzale Loreto a Milano.
Dopo la caduta del fascismo l’esercito anglo-americano si trovò a fronteggiare un nemico indebolito dalla defezione italiana ma duramente determinato a fermare le forze alleate. In seguito allo sbarco anglo-americano del luglio 1943, le truppe italo-tedesche si erano ritirate dall’isola il 17 agosto; passato lo stretto di Messina, gli alleati dovettero affrontare i tedeschi su un territorio montagnoso che offriva loro la possibilità di arroccarsi a difesa e di bloccare a lungo le forze avversarie. Il sanguinoso confitto terrestre fu accompagnato dall’attività delle forze aeree che infierirono sui territori meridionali, provocando vittime civili nelle città e nelle campagne.
Il 9 settembre 1943 la 5ª Armata americana sbarcò a Salerno mentre la Divisione aviotrasportata britannica occupava Taranto, dall’altra parte della penisola. Sotto la pressione di questo duplice attacco la 10ª Armata tedesca, che pure a Salerno aveva effettuato vigorosi contrattacchi, fu costretta a ripiegare verso nord.
Il 1° ottobre gli alleati occuparono Foggia e Napoli, che era insorta il 27 settembre (Quattro giornate di Napoli); ma nei mesi seguenti la loro avanzata segnò il passo tanto nel settore adriatico, dove l’8ª Armata britannica si fermò a Ortona, sia nel settore tirrenico la 5ª Armata americana stentò a superare le linee di difesa tedesche (Linea Bernhard o Winter Line). A metà dicembre 1943 entrarono in azione anche le truppe italiane del ricostituito Regio Esercito, che si segnalarono a fianco degli alleati nella battaglia di Monte Lungo. Il 22 gennaio 1944 forze statunitensi sbarcavano ad Anzio, ma i tedeschi, favoriti anche dalle incertezze dei comandi americani, opposero una tenace resistenza sulla Linea Gustav, che venne spezzata solo tre mesi più tardi con un attacco a Cassino (11-19 maggio 1944), paese che controllava la valle del Liri, passaggio obbligato per l’ulteriore avanzata. L’esercito tedesco condusse la sua ritirata con grande abilità tattica malgrado la grande superiorità dei mezzi avversari. Liberata Roma il 4 giugno, le forze anglo-americane raggiunsero Firenze, insorta e liberata dalle forze del CLN della Regione Toscana, ma furono nuovamente arrestate sulla Linea Gotica, lungo l’Appennino tosco-emiliano. Il fronte appenninico tenne per tutto l’inverno 1944-1945 e crollò solo dopo l’offensiva alleata di primavera costringendo alla resa le forze tedesche in Italia, incalzate anche dalle insurrezioni delle città del nord, alla fine di aprile.
L’occupazione tedesca fu male accolta dalla maggioranza della popolazione italiana. Ricordi risorgimentali e della Grande Guerra avevano fatto vivere a lungo l’immagine del “tedesco nemico secolare”. Il tentativo fascista di rendere popolare l’alleanza non aveva avuto successo e quell’ostilità venne rinnovata dallo spettacolo dei militari deportati e dalla convinzione che i tedeschi fossero causa del proseguimento del conflitto.
Nella cornice di tale stato d’animo fu affrontata la scelta cruciale: Regno del Sud e RSI si contendevano la lealtà degli italiani. Da una parte l’istituzione regia, simbolo dell’unità nazionale, che chiamava a battersi a fianco delle potenze antifasciste, e dall’altra il fascismo, che si appellava all’onore di un popolo che non avrebbe dovuto tradire il suo alleato. Tra questi due pretendenti un terzo avanzava le sue ragioni: quello che si opponeva tanto al fascismo quanto al re in nome di una Italia nuova, democratica e antifascista. Tale era la scelta che si prospettava agli italiani.
Le forze dell’antifascismo, riunite in quelli che sull’esempio francese si chiamarono Comitati di Liberazione Nazionale – CLN, si posero il problema di come affrontare sul terreno militare, oltre che su quello ideale, i fascisti e i nazisti. L’organizzazione della lotta armata non fu facile né semplice: c’erano problemi di armamento, di organizzazione, di addestramento e c’erano anche antifascisti riluttanti a scendere in un confitto armato. Su questi ultimi fu rovesciata l’accusa infamante di attendismo, che in molti casi non rendeva loro giustizia.
Le prime azioni di guerra furono attuate da militari che non vollero arrendersi ai tedeschi nelle isole greche, o in alcune città italiane o infine da militari sfuggiti alla cattura (La prima Resistenza e la Resistenza militare). La superiorità di mezzi e di uomini dispiegata dalla Wehrmacht ebbe presto ragione del coraggio disperato di questi italiani. Successivamente, con l’incoraggiamento e la propaganda dei partiti antifascisti, nuove reclute vennero a ingrossare le fila dei ribelli perché la RSI pubblicò bandi di leva (bandi Graziani) per creare un proprio esercito regolare. La renitenza, dopo un primo tiepido successo della chiamata alle armi, si ampliò alla maggioranza dei coscritti sia per il rifiuto della guerra in quanto tale sia per il rifiuto dello Stato fascista.
La Resistenza fu un fenomeno multiforme, legato a condizioni ambientali e a congiunture specifiche; non esistette un unico modello né per il reclutamento né per l’organizzazione. Ci furono formazioni partigiane politicamente qualificate e ci furono formazioni partigiane autonome, le quali professavano in genere lealtà monarchica ed erano indicate come “badogliane”. I partiti riuniti nel CLN dell’Alta Italia CLNAI si impegnarono, pur attraverso un vivace dibattito interno, alla creazione di un comando unico che assunse la guida del Corpo Volontari della Libertà – CVL. Successivi accordi con il governo di Roma e con gli alleati portarono al riconoscimento formale della struttura e alla delega dei poteri per l’Alta Italia.
La guerriglia non fu condotta solo sulle montagne: era diretta a non dare tregua agli avversari, che dovevano sentirsi insicuri ovunque. Nelle città il compito di creare questa condizione di guerriglia fu assunto dai Gruppi d’Azione Patriottica – GAP. Nella prospettiva dell’insurrezione vennero poi costituite le Squadre d’Azione Patriottica – SAP, con compiti diversi ma ugualmente agenti nelle città.
Cronologia 1944
1944
22 gen
Gli Alleati sbarcano ad Anzio ma, dopo l’iniziale sorpresa, i tedeschi reagiscono. Gli Alleati riescono a tenere questa testa di ponte ma dovranno attendere quattro mesi per riprendere l’avanzata verso Roma.
31 gen
Il Cln di Milano si trasforma in Cln Alta Italia ed assume la direzione politica e militare della Resistenza. Il Partito d’Azione e i socialisti riuniscono le proprie formazioni nelle brigate Giustizia e Libertà e nelle brigate Matteotti; altre, di orientamento monarchico o cattolico, rimangono autonome.
18 feb
La Rsi istituisce la pena di morte per i renitenti alla leva.
1-10 mar
Grande sciopero politico nell’Italia occupata.
15 mar
Il campo di Fossoli, attivo dal dicembre 1943, diventa Campo di polizia e transito per ebrei ed oppositori politici, gestito dal comando SS di Verona.
18 mar
Strage di Monchio, Susano e Costrignano,nell’Appennino modenese. 136 persone inermi sono trucidate e i paesi saccheggiati e incendiati. Due giorni dopo la stessa sorte tocca a Cervarolo di Villa Minozzo, nell’Appennino reggiano, dove sono uccisi dai nazisti 24 civili.
23-24 mar
Attacco partigiano in via Rasella a Roma, uccisi 33 soldati tedeschi; per rappresaglia massacro nelle cave delle Fosse Ardeatine di 335 italiani rastrellati e detenuti politici.
29 mar
Nel Consiglio nazionale del Partito comunista Palmiro Togliatti, segretario del partito, presenta la nuova linea politica, che sarà definita ‘la svolta di Salerno’. Egli intende superare lo scoglio istituzionale monarchia-repubblica, che fino a quel momento aveva diviso le forze antifasciste, per concentrare tutto l’impegno nella lotta contro il nazifascismo.
18 apr
Costituito a Napoli il Corpo italiano di liberazione (Cil).
22 apr
Si forma il nuovo governo di unità nazionale, ancora presieduto da Badoglio.
11 mag
Inizia l’ultima delle ‘battaglie di Montecassino’ per sfondare la linea Gustav tenuta dai tedeschi e procedere su Roma. Cassino è finalmente presa il 18.
25 mag
Scade l’ultimatum fascista diretto ai ‘ribelli’ affinché rientrino “nella legalità”.
giu
Nascono in pianura le prime Squadre armate patriottiche (Sap) che si affiancano ai Gap con il compito di ampliare la partecipazione popolare alla lotta partigiana.
4 giu
Roma viene liberata dagli Alleati.
6 giu
Sbarco alleato in Normandia, nel nord della Francia.
9 giu
Si costituisce il Corpo volontari della libertà (Cvl), per l’unificazione di tutte le formazioni partigiane, al comando del generale Cadorna. Nasce a Roma la Confederazione generale italiana del lavoro.
18 giu
Dopo le dimissioni di Badoglio nasce un nuovo governo presieduto da Ivanoe Bonomi, composto dai rappresentanti dei vari partiti antifascisti. Nasce la Repubblica partigiana di Montefiorino. Sono elette dalla popolazione giunte popolari.
19 giu
Nasce il Comando militare per l’Alta Italia del Cvl, con il compito di coordinare le azioni delle brigate partigiane.
1 lug
Il Partito fascista repubblicano si trasforma in organizzazione militare: nascono le Brigate nere.
20 lug
Attentato contro Hitler nel suo quartier generale.
1 ago
Gli internati politici e razziali del campo di concentramento di Fossoli vengono trasferiti a Gries, vicino a Bolzano. Il campo cessa le sue funzioni nel sistema di deportazione nazista, ricoperte ora da Bolzano e dalla Risiera di San Sabba a Trieste.
11 ago
Le prime formazioni partigiane occupano il centro di Firenze, i combattimenti per la liberazione della città proseguiranno fino alla fine del mese di agosto.
12 ago
Eccidio nazista a Sant’Anna di Stazzema, 570 civili sono massacrati per rappresaglia.
15 ago
Sbarco alleato in Provenza, nel sud della Francia.
25 ago
Inizia l’Operazione Olive, che punta allo sfondamento della linea Gotica, raggiunta il 30 sul fronte Adriatico.
10 set
Nasce la Repubblica partigiana dell’Ossola.
12 ago
Inizia il grande attacco combinato degli Alleati su tutta la linea Gotica, con obiettivo Bologna.
26 ago
Nasce la Repubblica partigiana della Carnia, in Friuli.
set
Gli Alleati mutano la direttrice dell’attacco alla linea Gotica, spostandola dalla strada Montanara in direzione Imola alla statale 65 che collega il passo della Futa direttamente a Bologna.
10 set
Si costituisce la Repubblica partigiana della Langhe.
27 set
L’offensiva alleata nel settore centrale della linea Gotica si arresta a pochi chilometri da Bologna.
29 set
Inizia il massacro di Monte Sole, nell’Appennino bolognese. Al termine delle operazioni, il 5 ottobre, risultano uccisi dai nazisti 770 civili.
7 nov
Battaglia di Porta Lame a Bologna tra partigiani e nazifascisti. È il più importante combattimento urbano sostenuto nelle città italiane prima dell’insurrezione di aprile.
9 nov
Forlì, ‘città del Duce’, è liberata dai partigiani e dagli Alleati dopo intensi combattimenti.
13 nov
Proclama del generale Alexander per la cessazione delle operazioni militari su larga scala sul fronte italiano.
15 nov
Battaglia tra partigiani e nazifascisti nel quartiere Bolognina, nella periferia di Bologna.
4 dic
Costituzione del Comando generale per l’Italia occupata. Liberazione di Ravenna. La città viene presa dai partigiani e dagli Alleati sulla base di un piano predisposto dal comando della 28ª brigata Gordini.
7 dic
Una delegazione del Clnai stipula a Roma un accordo con i comandi alleati, che assicurano alle formazioni partigiane il sostegno militare e finanziario.
12 dic
Dopo le dimissioni del 25 novembre si forma un nuovo governo, sempre presieduto da Bonomi.
21 dic
Nella pianura ravennate si concludono le operazioni invernali e il fronte si arresta sulla linea tracciata dal fiume Senio, che dalle colline scende fino alle valli di Comacchio.
26 dic
Il governo Bonomi riconosce il Clnai quale proprio rappresentante nei territori occupati dai nazisti.
Cronologia 1944
1944
Gli Alleati sbarcano ad Anzio ma, dopo l’iniziale sorpresa, i tedeschi reagiscono. Gli Alleati riescono a tenere questa testa di ponte ma dovranno attendere quattro mesi per riprendere l’avanzata verso Roma.
Il Cln di Milano si trasforma in Cln Alta Italia ed assume la direzione politica e militare della Resistenza. Il Partito d’Azione e i socialisti riuniscono le proprie formazioni nelle brigate Giustizia e Libertà e nelle brigate Matteotti; altre, di orientamento monarchico o cattolico, rimangono autonome.
La Rsi istituisce la pena di morte per i renitenti alla leva.
Grande sciopero politico nell’Italia occupata.
Il campo di Fossoli, attivo dal dicembre 1943, diventa Campo di polizia e transito per ebrei ed oppositori politici, gestito dal comando SS di Verona.
Strage di Monchio, Susano e Costrignano,nell’Appennino modenese. 136 persone inermi sono trucidate e i paesi saccheggiati e incendiati. Due giorni dopo la stessa sorte tocca a Cervarolo di Villa Minozzo, nell’Appennino reggiano, dove sono uccisi dai nazisti 24 civili.
Attacco partigiano in via Rasella a Roma, uccisi 33 soldati tedeschi; per rappresaglia massacro nelle cave delle Fosse Ardeatine di 335 italiani rastrellati e detenuti politici.
Nel Consiglio nazionale del Partito comunista Palmiro Togliatti, segretario del partito, presenta la nuova linea politica, che sarà definita ‘la svolta di Salerno’. Egli intende superare lo scoglio istituzionale monarchia-repubblica, che fino a quel momento aveva diviso le forze antifasciste, per concentrare tutto l’impegno nella lotta contro il nazifascismo.
Costituito a Napoli il Corpo italiano di liberazione (Cil).
Si forma il nuovo governo di unità nazionale, ancora presieduto da Badoglio.
Inizia l’ultima delle ‘battaglie di Montecassino’ per sfondare la linea Gustav tenuta dai tedeschi e procedere su Roma. Cassino è finalmente presa il 18.
Scade l’ultimatum fascista diretto ai ‘ribelli’ affinché rientrino “nella legalità”.
Nascono in pianura le prime Squadre armate patriottiche (Sap) che si affiancano ai Gap con il compito di ampliare la partecipazione popolare alla lotta partigiana.
Roma viene liberata dagli Alleati.
Sbarco alleato in Normandia, nel nord della Francia.
Si costituisce il Corpo volontari della libertà (Cvl), per l’unificazione di tutte le formazioni partigiane, al comando del generale Cadorna. Nasce a Roma la Confederazione generale italiana del lavoro.
Dopo le dimissioni di Badoglio nasce un nuovo governo presieduto da Ivanoe Bonomi, composto dai rappresentanti dei vari partiti antifascisti. Nasce la Repubblica partigiana di Montefiorino. Sono elette dalla popolazione giunte popolari.
Nasce il Comando militare per l’Alta Italia del Cvl, con il compito di coordinare le azioni delle brigate partigiane.
Il Partito fascista repubblicano si trasforma in organizzazione militare: nascono le Brigate nere.
Attentato contro Hitler nel suo quartier generale.
Gli internati politici e razziali del campo di concentramento di Fossoli vengono trasferiti a Gries, vicino a Bolzano. Il campo cessa le sue funzioni nel sistema di deportazione nazista, ricoperte ora da Bolzano e dalla Risiera di San Sabba a Trieste.
Le prime formazioni partigiane occupano il centro di Firenze, i combattimenti per la liberazione della città proseguiranno fino alla fine del mese di agosto.
Eccidio nazista a Sant’Anna di Stazzema, 570 civili sono massacrati per rappresaglia.
Sbarco alleato in Provenza, nel sud della Francia.
Inizia l’Operazione Olive, che punta allo sfondamento della linea Gotica, raggiunta il 30 sul fronte Adriatico.
Nasce la Repubblica partigiana dell’Ossola.
Inizia il grande attacco combinato degli Alleati su tutta la linea Gotica, con obiettivo Bologna.
Nasce la Repubblica partigiana della Carnia, in Friuli.
Gli Alleati mutano la direttrice dell’attacco alla linea Gotica, spostandola dalla strada Montanara in direzione Imola alla statale 65 che collega il passo della Futa direttamente a Bologna.
Si costituisce la Repubblica partigiana della Langhe.
L’offensiva alleata nel settore centrale della linea Gotica si arresta a pochi chilometri da Bologna.
Inizia il massacro di Monte Sole, nell’Appennino bolognese. Al termine delle operazioni, il 5 ottobre, risultano uccisi dai nazisti 770 civili.
Battaglia di Porta Lame a Bologna tra partigiani e nazifascisti. È il più importante combattimento urbano sostenuto nelle città italiane prima dell’insurrezione di aprile.
Forlì, ‘città del Duce’, è liberata dai partigiani e dagli Alleati dopo intensi combattimenti.
Proclama del generale Alexander per la cessazione delle operazioni militari su larga scala sul fronte italiano.
Battaglia tra partigiani e nazifascisti nel quartiere Bolognina, nella periferia di Bologna.
Costituzione del Comando generale per l’Italia occupata. Liberazione di Ravenna. La città viene presa dai partigiani e dagli Alleati sulla base di un piano predisposto dal comando della 28ª brigata Gordini.
Una delegazione del Clnai stipula a Roma un accordo con i comandi alleati, che assicurano alle formazioni partigiane il sostegno militare e finanziario.
Dopo le dimissioni del 25 novembre si forma un nuovo governo, sempre presieduto da Bonomi.
Nella pianura ravennate si concludono le operazioni invernali e il fronte si arresta sulla linea tracciata dal fiume Senio, che dalle colline scende fino alle valli di Comacchio.
Il governo Bonomi riconosce il Clnai quale proprio rappresentante nei territori occupati dai nazisti.
Resistenza non fu solo un fenomeno militare. Grande importanza ebbe anche quella che viene definita la Resistenza civile in cui fondamentale fu il ruolo delle donne. Una Resistenza fatta non solo di aiuti ai partigiani combattenti o ai perseguitati per ragioni di razza; ma anche più semplicemente di un tacito rifiuto della dittatura dominante.
In questo contesto va considerato anche il ruolo della Chiesa cattolica: nel corso della guerra e specificamente nel 1943-1945 in Italia la gerarchia ecclesiastica e il Vaticano si astennero dallo schierarsi apertamente per l’una o per l’altra parte; al clero toccò per lo più una funzione caritativa e di protezione, assolvendo ai suoi compiti istituzionali, pur con diversi atteggiamenti dei vari sacerdoti. Il papa Pio XII (Eugenio Pacelli) rivendicava al mondo cattolico un ruolo di guida morale: nello sfacelo di ogni autorità, la Chiesa di Roma voleva ergersi come la sola istituzione in grado di reggere.
E in effetti così appariva a una parte non piccola del Paese. Nel mondo politico la nuova formazione che si richiamava agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa fu la Democrazia Cristiana (DC) a cui, pur con qualche diffidenza, il Vaticano guardava con approvazione, mentre furono sconfessati altri gruppi cattolici: il Partito della Sinistra cristiana, ad esempio, i cui maggiori dirigenti confluirono nel PCI nel dopoguerra. Non mancarono nel panorama delle forze combattenti resistenziali formazioni dichiaratamente cattoliche (le Fiamme Verdi), mentre dall’altra parte della barricata ci furono sacerdoti che si schierarono con la RSI.
Nel quadro di una guerra tanto feroce, è stato spesso messo in secondo piano il ruolo di una componente essenziale del panorama italiano: le donne. Le donne, già al momento della resa dell’8 settembre, quando l’esercito si dissolse, diedero vita a quello che è stato definito un “maternage di massa”, una delle espressioni specificamente femminili della Resistenza civile italiana. Grazie alle donne, le famiglie, sostanzialmente matriarcali – data l’assenza generalizzata degli uomini, perlopiù sotto le armi – accolsero in casa i fuggitivi, i renitenti, i disertori, li sfamarono, fornirono abiti civili, li nascosero in quelle che diventeranno le case di latitanza. Non si trattò di un impegno privo di conseguenze: chi ospitava fuggitivi fu punito, quando scoperto, con l’arresto, con la tortura e la morte. Senza il fondamentale appoggio della popolazione non combattente e delle donne in particolare – che furono parte essenziale della cosiddetta Resistenza “civile” – difficilmente il movimento partigiano avrebbe potuto radicarsi, svilupparsi e, alla fine, vincere. Le donne, in assenza della gran maggioranza della popolazione maschile, dovettero anche sopperire da sole alla conduzione famigliare, alla crescita dei figli e allo svolgimento delle mansioni lavorative.
L’universo femminile tuttavia non sfuggì completamente alla radicalizzazione politica che investiva l’intero Paese di fronte alla guerra civile. Molte furono coinvolte nell’accesa mobilitazione politica, altre scelsero la via di un impegno più diretto. Ci furono così donne che aderirono alla Resistenza, militando in formazioni combattenti o fornendo i servizi informativi e di sussistenza essenziali, col ruolo di staffette, per un esercito combattente; e ci furono donne che entrarono al servizio della RSI nel cosiddetto Servizio Ausiliario Femminile.
Obiettivo comune a tutte le forze della Resistenza era la cacciata dei tedeschi, ma non tutti concordavano sul modo per arrivare a questo successo. Le forze moderate sostenevano sarebbe stato meglio attendere l’arrivo degli alleati, mentre le sinistre caldeggiavano un’azione popolare di massa che dimostrasse la volontà antifascista del popolo italiano.
Un anticipo del successo partigiano era stato il breve e intenso periodo dell’estate 1944, quando in diverse aree dell’Italia settentrionale erano state costituite le Repubbliche partigiane, parziali ma significativi esperimenti di autogoverno democratico. Tra l’ottobre e il novembre 1944 tuttavia la maggior parte delle repubbliche era caduta per la controffensiva della Wehrmacht che, attestatasi sulla Linea Gotica, aveva potuto liberare parte delle sue forze e impiegarle contro i “ribelli”. Gli anglo-americani, rassegnati a una lunga pausa invernale avevano invitato l’esercito partigiano a sospendere le sue attività belliche (proclama Alexander).
L’inverno 1944-1945 mise perciò a dura prova la sopravvivenza stessa del movimento partigiano; ma l’offensiva di primavera mise nuovamente in moto il fronte. Le prospettive di un imminente crollo dell’esercito tedesco spinsero il CVL a diramare l’ordine insurrezionale. Una dopo l’altra le città del Nord diedero il via all’insurrezione e i CLN assunsero i poteri loro delegati dal governo di Roma.
L’arrivo degli alleati nelle città italiane fu accolto con grande entusiasmo delle popolazioni; ma allo stesso tempo tarpò le ali a molte illusioni. Fu instaurato un Governo Militare Alleato (GMA) che assunse i pieni poteri subordinando alla propria approvazione tutti i decreti del CLNAI e dei vari CLN regionali; ai partigiani fu imposta la consegna delle armi. Ciò non impedì che seguisse una fase di violenza postbellica, che era eredità del conflitto durissimo tra RSI e forze partigiane, con i suoi terribili aspetti di guerra civile, oltre ad essere effetto dell’abitudine alla violenza e alla morte, incentivata dalla ferocia fascista e nazista. Ai confini orientali si scatenò la vendetta delle popolazioni slave contro gli italiani, esponenti di una nazione che aveva occupato e oppresso quelle terre con violenza non minore dei nazisti. Dal maggio 1945 prese il via dall’Istria un esodo che negli anni successivi portò in Italia circa 300.000 persone.
Nell’Italia l’esautorazione dei CLN alla fine del 1945 aprì la strada alla restaurazione dei poteri tradizionali: i prefetti della Liberazione vennero sostituiti da prefetti di carriera, gran parte dei quali avevano servito sotto il fascismo e spesso anche sotto la repubblica sociale. Fu il segno del fallimento dell’epurazione: venne clamorosamente mancato l’obiettivo di allontanare chi aveva collaborato con la dittatura, con la RSI o con i tedeschi. Lo Stato tradizionale si ripresentava come vincitore, anche se i movimenti popolari rivendicavano il loro ruolo non solo al Nord, con la Resistenza militare e le lotte operaie, ma anche al Sud dove si era sviluppato per la prima volta nella storia dell’Italia unita un grande movimento contadino meridionale rivendicante i diritti dei lavoratori senza terra, oppressi dai grandi latifondisti.
Cronologia 1945
1945
gen
Nuova offensiva dell’Armata Rossa sul fronte orientale.
12 gen
La 28ª brigata Gordini di Ravenna viene riconosciuta dagli Alleati e schierata in prima linea a ridosso delle valli di Comacchio.
14 gen
Prima battaglia del Gruppo di combattimento Cremona, giunto sul fronte del Senio in dicembre.
27 gen
È liberato il campo di Auschwitz.
4 feb
Churchill, Roosevelt e Stalin si incontrano in Crimea (Conferenza di Yalta) per definire le zone di influenza dei rispettivi Paesi e prendere alcune decisioni politiche, tra cui la fondazione delle Nazioni Unite.
7 mar
Gli Alleati entrano in Germania.
10 apr
Inizia la battaglia finale per lo sfondamento della linea del Senio, preceduta da un impressionante bombardamento Alleato.
22 apr
I sovietici sono alle porte di Berlino.
25 apr
Insurrezione generale nell’Italia del nord.
28 apr
Mussolini, arrestato il 27 dai partigiani mentre tenta di fuggire in Svizzera, viene fucilato a Dongo (Como).
29 apr
A Caserta i rappresentanti del comando tedesco in Italia firmano la resa.
30 apr
Mentre i sovietici occupano Berlino, Hitler si suicida nel bunker della Cancelleria.
5 mag
Smobilitazione delle formazioni partigiane e consegna delle armi.
8 mag
Firma della resa incondizionata tedesca a Reims; fine della guerra in Europa.
21 giu
Si insedia il nuovo governo italiano presieduto da Ferruccio Parri, leader del Partito d’Azione. Vi partecipano tutti i partiti del Cln.
6 ago
Bomba atomica su Hiroshima, il 9 su Nagasaki.
2 set
I giapponesi firmano la resa. Fine della seconda guerra mondiale.
19 nov
Inizio del processo ai criminali nazisti dinanzi al tribunale militare internazionale di Norimberga.
10 dic
Dopo le dimissioni del governo Parri il 24 novembre, si forma il primo governo presieduto dal leader democristiano Alcide De Gasperi.
31 dic
Termina ufficialmente l’occupazione alleata dell’Italia, tutti i poteri sono assunti dal governo italiano.
Cronologia 1945
1945
Nuova offensiva dell’Armata Rossa sul fronte orientale.
La 28ª brigata Gordini di Ravenna viene riconosciuta dagli Alleati e schierata in prima linea a ridosso delle valli di Comacchio.
Prima battaglia del Gruppo di combattimento Cremona, giunto sul fronte del Senio in dicembre.
È liberato il campo di Auschwitz.
Churchill, Roosevelt e Stalin si incontrano in Crimea (Conferenza di Yalta) per definire le zone di influenza dei rispettivi Paesi e prendere alcune decisioni politiche, tra cui la fondazione delle Nazioni Unite.
Gli Alleati entrano in Germania.
Inizia la battaglia finale per lo sfondamento della linea del Senio, preceduta da un impressionante bombardamento Alleato.
I sovietici sono alle porte di Berlino.
Insurrezione generale nell’Italia del nord.
Mussolini, arrestato il 27 dai partigiani mentre tenta di fuggire in Svizzera, viene fucilato a Dongo (Como).
A Caserta i rappresentanti del comando tedesco in Italia firmano la resa.
Mentre i sovietici occupano Berlino, Hitler si suicida nel bunker della Cancelleria.
Smobilitazione delle formazioni partigiane e consegna delle armi.
Firma della resa incondizionata tedesca a Reims; fine della guerra in Europa.
Si insedia il nuovo governo italiano presieduto da Ferruccio Parri, leader del Partito d’Azione. Vi partecipano tutti i partiti del Cln.
Bomba atomica su Hiroshima, il 9 su Nagasaki.
I giapponesi firmano la resa. Fine della seconda guerra mondiale.
Inizio del processo ai criminali nazisti dinanzi al tribunale militare internazionale di Norimberga.
Dopo le dimissioni del governo Parri il 24 novembre, si forma il primo governo presieduto dal leader democristiano Alcide De Gasperi.
Termina ufficialmente l’occupazione alleata dell’Italia, tutti i poteri sono assunti dal governo italiano.
Decisiva caratteristica del fascismo furono fin dagli inizi le sue scelte sul piano internazionale. Il fascismo era nato dalla guerra e dalla guerra trasse gran parte dei suoi simboli e della sua mitologia: i riti funerari e guerrieri, il culto della forza e del coraggio; e soprattutto il culto della patria, declinato secondo l’ideologia del nazionalismo. Il nazionalismo aveva predicato che il motore della storia era rappresentato dalla lotta tra le nazioni e non dalla lotta di classe, come insegnava la dottrina marxista; e il fascismo fece di questo assioma il cardine della sua azione internazionale. La questione adriatica, il colpo di mano su Fiume e D’Annunzio, la Vittoria mutilata non furono solo temi propagandistici ma divennero anche direttive di politica estera. Per il fascismo comunque la politica estera non coincise completamente con quella del nazionalismo: fu una parte e uno strumento per la costruzione dello Stati totalitario.
Nella politica estera fascista possiamo distinguere (fino al 1940) tre fasi:
1° fase 1922- 1925. Il fascismo seguì le linee della tradizione liberale per inserirsi negli equilibri europei, alternando l’appoggio al rigido atteggiamento francese sulla questione delle riparazioni tedesche all’avvicinamento all’Inghilterra; nei Balcani cercò buoni rapporti anche la Jugoslavia, considerato nemica a causa delle rivendicazioni adriatiche, e si spinse fino al riconoscimento diplomatico dell’URSS. Un solo atto di fragorosa affermazione di forza: l’occupazione di Corfù nel 1923, indirizzata a intimidire la Grecia.
2° fase 1925 -1932. L’Italia fascista appoggiò le pretese di revisione dei trattati di Versailles sostenute soprattutto dall’Ungheria; mirò a scalzare l’influenza francese nei Balcani e a isolare la Jugoslavia fornendo larghi aiuti a tutti i movimenti di stampo fascista in area balcanica, tra cui quello del «duce croato» Ante Pavelic. Negli stessi anni proseguiva la riconquista violenta della Libia.
3° fase 1933 -1939. La conquista del potere in Germania da parte di Hitler mise in luce consonanze ideologiche ma suscitò anche allarme per l’espansionismo nazista che non tardò a palesarsi. Nel 1934 Mussolini decise perciò di difendere l’Austria contro l’Anschluss voluto da Hitler, anche in nome dell’espansione economica italiana nei Balcani. Ne conseguì un riavvicinamento con la Francia, dopo il quale Mussolini lanciò l’attacco all’Etiopia: era l’attuazione del programma imperiale. La guerra d’Etiopia, condotta in opposizione alla Società delle Nazioni che comminò al paese aggressore quelle che Mussolini definì le inique sanzioni, lasciò l’Italia isolata sul piano internazionale; di qui venne dall’ottobre 1936 il riavvicinamento sempre più stretto alla Germania. La prima prova dell’alleanza fu la comune partecipazione alla guerra civile di Spagna. L’alleanza tra i due totalitarismi si precisò con il patto anti-Comintern nel 1937. L’appoggio italiano si manifestò ancora nel settembre 1938 alla conferenza di Monaco, che consentì a Hitler l’occupazione dei Sudeti. Ma l’alleanza venne formalizzata solo nel 1939, proprio mentre Hitler occupava Boemia e Moravia, atto finale dello smembramento della Cecoslovacchia, compiuto all’insaputa dell’alleato italiano. La risposta di Mussolini fu l’occupazione dell’Albania, di cui Vittorio Emanuele III fu proclamato re.
Guidato dall’orgoglio nazionalista e dal disegno di imporsi sul piano internazionale, il fascismo si propose di fare degli italiani un popolo guerriero, impegnò il paese in imprese che dovevano dargli grandezza e prestigio, facendo allo stesso tempo di questi temi un formidabile strumento di propaganda e di esaltazione del suo duce. Ma alla fine scelse, pur diffidandone, un alleato che prometteva di esser completamente affidabile sul piano della forza, senza che l’Italia fosse in grado di stargli alla pari. Questa parabola della politica estera, che sboccò infine nell’intervento nella guerra scatenata dalla Germania, rivela le debolezze dell’Italia fascista; ma fino alla fine illuse e sedusse la maggior parte degli italiani.
Cronologia 1929 - 1934
1929
21 gen
Scioglimento della Camera dei deputati e convocazione del collegio unico nazionale (lista unica nazionale di 400 nominativi scelti dal Gran consiglio del fascismo).
11 feb
Vengono firmati i Patti Lateranensi tra Regno d’Italia e Santa sede. La religione cattolica è riconfermata religione dello Stato.
24 mar
Elezioni plebiscitarie della Camera dei deputati. Votano a favore della lista fascista il 98,4 per cento dell’elettorato (9.500.000 aventi diritto), contro l’1, 6 per cento.
27 lug
Fuga di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Nitti dal confino di Lipari. Raggiunta Parigi, Rosselli fonda il movimento Giustizia e Libertà.
1930
10 gen
L’ufficio politico del Partito comunista decide di riportare la direzione politica del partito in Italia. Nasce il ‘centro interno’ guidato da Camilla Ravera. Arrestata in luglio, sarà sostituita da Pietro Secchia.
1 feb
Risultano iscritti alle varie organizzazioni fasciste (Partito, Opera Balilla, sindacati, ecc.) circa 10 milioni di italiani (su una popolazione di 40 milioni).
16 apr
Convegno di Grenoble del Partito socialista. Decisa la fusione con i riformisti. I terzinternazionalisti escono dal partito per aderire al Partito comunista. Il congresso dell’unità socialista si svolge a Parigi in 20 luglio.
7 set
I gruppi aderenti alla Concentrazione antifascista approvano un patto d’unità d’azione.
19 ott
Approvati il nuovo codice penale e di procedura penale (Codice Rocco). Reintrodotta la pena di morte per i reati non politici.
30 ott
Arrestati a Milano, grazie ad un infiltrato della polizia, i membri del gruppo dirigente di Giustizia e Libertà.
1931
29 mag
Fucilazione di Michele Schirru, condannato a morte dal Tribunale speciale.
30 mag
Entra in vigore la disposizione del 1928 dello scioglimento delle organizzazioni giovanili cattoliche. Proteste di Pio XI, violenze fasciste contro l’Azione cattolica in varie parti d’Italia.
18 giu
Testo unico della legge di pubblica sicurezza
1 lug
Entrata in vigore del nuovo codice penale d'ispirazione fascista. Blocco delle iscrizioni al Partito fascista. Il segretario dell'Opera Balilla istituisce "I figli della lupa", reparti di bambini di età inferiore ai 7 anni.
9 lug
Viene dichiarata l’incompatibilità tra iscrizione al Fascio e appartenenza all'Azione Cattolica.
31 lug
Accordo a Parigi tra Partito socialista e Giustizia e Libertà. In novembre GL entrerà nella Concentrazione antifascista, con il compito specifico di organizzare azioni antifasciste in Italia.
28 ago
La Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto relativo al giuramento di fedeltà al fascismo imposto ai docenti universitari: 1.200 professori giurano, 12 si rifiutano e perdono la cattedra.
2 set
Accordo tra Stato italiano e Santa sede: riconosciuta l’autonomia del l'Azione Cattolica, ma divieto di nominare dirigenti che abbiano trascorsi antifascisti.
7 nov
Inizia la bonifica dell'Agro Pontino; è il periodo delle grandi opere fasciste.
1932
17 giu
Fucilazione di Angelo Sbardellotto e Domenico Bovone, condannati a morte dal Tribunale speciale.
5 ott
Amnistia in occasione del decennale del regime fascista, che coinvolge i detenuti politici con condanne inferiori ai cinque anni. Sono liberati 639 detenuti (su 1.056) e 595 confinati.
27 ott
Per celebrare il decennale della Marcia su Roma, si inaugura nella capitale la Mostra della rivoluzione fascista.
Novembre
1933
23 gen
Viene costituito l’Istituto della ricostruzione industriale.
mar
Nascono l’Istituto nazionale fascista assicurazione infortuni sul lavoro e l’Istituto nazionale fascista della previdenza sociale.
1 giu
Con un Decreto legge è stabilito che l'iscrizione al Partito nazionale fascista è requisito essenziale per l'assunzione nel pubblico impiego.
1934
25 mar
Seconde ‘elezioni plebiscitarie’ della Camera dei deputati. I voti contrari sono 15.201 (pari allo 0,15 per cento) su oltre 10 milioni.
30 mar
Arrestato il gruppo dirigente di Giustizia e Libertà di Torino, all’interno del quale – come sottolineano i fascisti – è presente un folto gruppo di «ebrei antifascisti al soldo dei fuorusciti».
mag
A Parigi si scioglie, per contrasti tra GL e Partito socialista, la Concentrazione d’azione antifascista.
17 ago
A Parigi stipulato un patto d’azione tra PSI e Partito comunista.
18 set
Vengono istituiti il servizio "premilitare" per i giovani dai 18 ai 21 anni di età e l'insegnamento della Cultura militare nelle scuole medie.
5 dic
Incidente di Ual-Ual – al confine tra Somalia ed Etiopia – tra reparti dell’Esercito italiano e truppe etiopiche.
Cronologia 1929 - 1934
1929
Scioglimento della Camera dei deputati e convocazione del collegio unico nazionale (lista unica nazionale di 400 nominativi scelti dal Gran consiglio del fascismo).
Vengono firmati i Patti Lateranensi tra Regno d’Italia e Santa sede. La religione cattolica è riconfermata religione dello Stato.
Elezioni plebiscitarie della Camera dei deputati. Votano a favore della lista fascista il 98,4 per cento dell’elettorato (9.500.000 aventi diritto), contro l’1, 6 per cento.
Fuga di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Nitti dal confino di Lipari. Raggiunta Parigi, Rosselli fonda il movimento Giustizia e Libertà.
1930
L’ufficio politico del Partito comunista decide di riportare la direzione politica del partito in Italia. Nasce il ‘centro interno’ guidato da Camilla Ravera. Arrestata in luglio, sarà sostituita da Pietro Secchia.
Risultano iscritti alle varie organizzazioni fasciste (Partito, Opera Balilla, sindacati, ecc.) circa 10 milioni di italiani (su una popolazione di 40 milioni).
Convegno di Grenoble del Partito socialista. Decisa la fusione con i riformisti. I terzinternazionalisti escono dal partito per aderire al Partito comunista. Il congresso dell’unità socialista si svolge a Parigi in 20 luglio.
I gruppi aderenti alla Concentrazione antifascista approvano un patto d’unità d’azione.
Approvati il nuovo codice penale e di procedura penale (Codice Rocco). Reintrodotta la pena di morte per i reati non politici.
Arrestati a Milano, grazie ad un infiltrato della polizia, i membri del gruppo dirigente di Giustizia e Libertà.
1931
Fucilazione di Michele Schirru, condannato a morte dal Tribunale speciale.
Entra in vigore la disposizione del 1928 dello scioglimento delle organizzazioni giovanili cattoliche. Proteste di Pio XI, violenze fasciste contro l’Azione cattolica in varie parti d’Italia.
Testo unico della legge di pubblica sicurezza
Entrata in vigore del nuovo codice penale d'ispirazione fascista. Blocco delle iscrizioni al Partito fascista. Il segretario dell'Opera Balilla istituisce "I figli della lupa", reparti di bambini di età inferiore ai 7 anni.
Viene dichiarata l’incompatibilità tra iscrizione al Fascio e appartenenza all'Azione Cattolica.
Accordo a Parigi tra Partito socialista e Giustizia e Libertà. In novembre GL entrerà nella Concentrazione antifascista, con il compito specifico di organizzare azioni antifasciste in Italia.
La Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto relativo al giuramento di fedeltà al fascismo imposto ai docenti universitari: 1.200 professori giurano, 12 si rifiutano e perdono la cattedra.
Accordo tra Stato italiano e Santa sede: riconosciuta l’autonomia del l'Azione Cattolica, ma divieto di nominare dirigenti che abbiano trascorsi antifascisti.
Inizia la bonifica dell'Agro Pontino; è il periodo delle grandi opere fasciste.
1932
Fucilazione di Angelo Sbardellotto e Domenico Bovone, condannati a morte dal Tribunale speciale.
Amnistia in occasione del decennale del regime fascista, che coinvolge i detenuti politici con condanne inferiori ai cinque anni. Sono liberati 639 detenuti (su 1.056) e 595 confinati.
Per celebrare il decennale della Marcia su Roma, si inaugura nella capitale la Mostra della rivoluzione fascista.
Novembre
1933
Viene costituito l’Istituto della ricostruzione industriale.
Nascono l’Istituto nazionale fascista assicurazione infortuni sul lavoro e l’Istituto nazionale fascista della previdenza sociale.
Con un Decreto legge è stabilito che l'iscrizione al Partito nazionale fascista è requisito essenziale per l'assunzione nel pubblico impiego.
1934
Seconde ‘elezioni plebiscitarie’ della Camera dei deputati. I voti contrari sono 15.201 (pari allo 0,15 per cento) su oltre 10 milioni.
Arrestato il gruppo dirigente di Giustizia e Libertà di Torino, all’interno del quale – come sottolineano i fascisti – è presente un folto gruppo di «ebrei antifascisti al soldo dei fuorusciti».
A Parigi si scioglie, per contrasti tra GL e Partito socialista, la Concentrazione d’azione antifascista.
A Parigi stipulato un patto d’azione tra PSI e Partito comunista.
Vengono istituiti il servizio "premilitare" per i giovani dai 18 ai 21 anni di età e l'insegnamento della Cultura militare nelle scuole medie.
Incidente di Ual-Ual – al confine tra Somalia ed Etiopia – tra reparti dell’Esercito italiano e truppe etiopiche.
Istituita una commissione parlamentare per accertare cause e responsabilità della rotta di Caporetto.
24 gen
Segretario e vicesegretario del PSI, Lazzari e N. Bombacci, arrestati con l’accusa di disfattismo: condannati rispettivamente a 2 anni e 11 mesi e a 4 mesi di reclusione.
10 feb
Istituito il commissariato generale per l’Assistenza alla popolazione civile e la propaganda interna, presieduto da U. Corradini (d.lgt. n. 130).
27 feb
Bombardamento aereo di Venezia.
17 mar
Silurato da un sommergibile tedesco al largo di Capo Figari (Sardegna) il traghetto postale Tripoli: 300 morti.
8-10 apr
Congresso a Roma dei popoli soggetti all’impero austro-ungarico: le delegazioni polacca, cecoslovacca, rumena, iugoslava e italiana concordano sul rispetto della nazionalità quale principio del futuro assetto europeo.
1-3 giu
Conferenza interalleata a Versailles: Sonnino si oppone a una dichiarazione a favore dell’indipendenza di Cecoslovacchia e Iugoslavia sostenuta dai governi francese, inglese e statunitense.
15-22 giu
Offensiva austriaca da Asiago (Vicenza) alle foci del Piave, respinta dall’esercito italiano.
1-5 set
XV congresso PSI a Roma: prevale la corrente massimalista. La mozione conclusiva impegna il partito a operare per la pace e l’annientamento del capitalismo. Menotti Serrati alla direzione dell’«Avanti!».
24 ott-3 nov
Offensiva dell’esercito italiano sul monte Grappa, conclusa con la battaglia di Vittorio Veneto.
Il Consiglio nazionale italiano di Fiume proclama l’unione della città all’Italia; il territorio era stato precedentemente assegnato, dal patto di Londra, all’Ungheria o alla Croazia.
2 nov
Resa dell’impero turco.
3 nov
L’armistizio di Villa Giusti (Padova) con l’impero austro-ungarico pone fine alla guerra. Ingresso dell’esercito italiano a Trento e Trieste.
11 nov
Firma dell’armistizio di Rethondes con la Germania.
17 nov
Ingresso delle truppe italiane a Fiume.
NOV
Fondato a Roma il Partito futurista: il programma, nazionalista, rivoluzionario e anticlericale, prevede tra l’altro il divorzio e il libero amore.
9-11 dic
La direzione del PSI respinge la proposta della CGdL di avviare una costituente per la democratizzazione dello Stato e conferma l’obiettivo del partito di instaurare la dittatura del proletariato e una repubblica socialista.
17 dic
Sturzo espone a Milano un progetto per la costituzione di un partito cattolico, democratico, non confessionale, autonomo.
Cronologia 1918
Istituita una commissione parlamentare per accertare cause e responsabilità della rotta di Caporetto.
Segretario e vicesegretario del PSI, Lazzari e N. Bombacci, arrestati con l’accusa di disfattismo: condannati rispettivamente a 2 anni e 11 mesi e a 4 mesi di reclusione.
Istituito il commissariato generale per l’Assistenza alla popolazione civile e la propaganda interna, presieduto da U. Corradini (d.lgt. n. 130).
Bombardamento aereo di Venezia.
Silurato da un sommergibile tedesco al largo di Capo Figari (Sardegna) il traghetto postale Tripoli: 300 morti.
Congresso a Roma dei popoli soggetti all’impero austro-ungarico: le delegazioni polacca, cecoslovacca, rumena, iugoslava e italiana concordano sul rispetto della nazionalità quale principio del futuro assetto europeo.
Conferenza interalleata a Versailles: Sonnino si oppone a una dichiarazione a favore dell’indipendenza di Cecoslovacchia e Iugoslavia sostenuta dai governi francese, inglese e statunitense.
Offensiva austriaca da Asiago (Vicenza) alle foci del Piave, respinta dall’esercito italiano.
XV congresso PSI a Roma: prevale la corrente massimalista. La mozione conclusiva impegna il partito a operare per la pace e l’annientamento del capitalismo. Menotti Serrati alla direzione dell’«Avanti!».
Offensiva dell’esercito italiano sul monte Grappa, conclusa con la battaglia di Vittorio Veneto.
Il Consiglio nazionale italiano di Fiume proclama l’unione della città all’Italia; il territorio era stato precedentemente assegnato, dal patto di Londra, all’Ungheria o alla Croazia.
Resa dell’impero turco.
L’armistizio di Villa Giusti (Padova) con l’impero austro-ungarico pone fine alla guerra. Ingresso dell’esercito italiano a Trento e Trieste.
Firma dell’armistizio di Rethondes con la Germania.
Ingresso delle truppe italiane a Fiume.
Fondato a Roma il Partito futurista: il programma, nazionalista, rivoluzionario e anticlericale, prevede tra l’altro il divorzio e il libero amore.
La direzione del PSI respinge la proposta della CGdL di avviare una costituente per la democratizzazione dello Stato e conferma l’obiettivo del partito di instaurare la dittatura del proletariato e una repubblica socialista.
Sturzo espone a Milano un progetto per la costituzione di un partito cattolico, democratico, non confessionale, autonomo.
La Resistenza
La crisi del fascismo e il colpo di stato del re
Armistizio e occupazione tedesca
La Repubblica Sociale Italiana
La seconda guerra mondiale: Italia 1943-1945
Antifascismo e Resistenza
La Resistenza civile, il ruolo delle donne e la questione femminile
Dalla guerriglia alla Liberazione
La Costituzione
La Consulta e la Costituente
La politica estera fascista
Nazionalismo e guerra
La Nazione e l`Impero
La seconda guerra mondiale: i fronti di guerra 1940-1943
La seconda guerra mondiale: il fronte interno 1940-1943
Il regime fascista
Lo Stato autoritario
Totalitarismo
Lo Stato totalitario
Lo Stato totalitario, seconda parte
Fascisti e cattolici
Le opposizioni antifasciste nell’esilio e nella cospirazione
Gli alleati infidi
Il dopoguerra e l'avvento del fascismo
La crisi dello stato liberale in Italia: economia e società