2. La Nazione e l`Impero

Quali sono le componenti dell’esaltazione nazionalista nella versione fascista?
L’esordio fu il culto della memoria della Grande guerra. Quasi ogni famiglia italiana era stata colpita da un lutto, quasi ogni famiglia aveva un caduto da ricordare. Su questo dolore si innestò un’esaltazione della Grande guerra che muoveva dal ricordo per innestare su questo la sacralizzazione del sacrificio e promuovere la condanna di quanti si erano opposti alla guerra o che ne avevano denunciati gli orrori e gli inutili lutti. L’evento centrale di questa operazione fu la tumulazione a Roma, all’Altare della Patria, della salma del Milite Ignoto. L’esaltazione di questo evento, che peraltro costituì un atto di coesione nazionale e patriottica in quasi tutti i paesi europei, fu utilizzato dai fascisti per legittimare la persecuzione e la denigrazione dei socialisti, dei comunisti e infine di tutti i democratici che si erano fatti sostenitori di una pace che non imponesse il dominio italiano ai popoli vicini. Fu questo il caso delle province orientali, abitate da un mosaico di popoli – italiani, ladini, sloveni, croati – che l’Italia conquistatrice (sia i governi liberali sia i fascisti) volle adeguare alla propria “civiltà”, con una politica di snazionalizzazione. Questa si sostanziò nella soppressione ogni loro diritto ad usare la propria lingua e a conservare le proprie tradizioni. Non diversamente si comportò il Regno nei confronti degli altoatesini, o sud tirolesi come essi stessi si definivano (Alto Adige – Sud Tirolo). In tali provincie si sviluppò un fascismo fortemente xenofobo la cui azione fu la radice di infiniti lutti e le cui conseguenze in qualche misura si avvertono ancor oggi.

La civiltà italiana mitizzata dal fascismo trovò la propria radice nel ricordo di Roma: la civiltà romana e la grandezza dell’Impero dei Cesari, magnificati soprattutto nei loro aspetti guerrieri, divennero la pietra di paragone a cui la “nuova” Italia fascista doveva ispirarsi. L’epicentro di simile celebrazione fu ovviamente Roma, che conobbe grandi lavori destinati a riportare alla luce le vestigia della romanità, ad esempio via dei Fori Imperiali sacrificando anche tracce non meno importanti di età successive.

Le grandezza dell’antica Roma venne fatta riverberare su Mussolini: il Duce, titolo scritto a tutte lettere maiuscole, venne celebrato come la reincarnazione dei grandi condottieri, dei grandi pensatori e artisti della storia d’Italia, dando vita al culto del Duce.
La guerra d’Etiopia, celebrata come il ritorno dell’Impero “sui colli fatali di Roma” (così tuonò Mussolini nel suo discorso annunciante la vittoria), guadagnò al fascismo molte adesioni. Non vi fu settore della società italiana che non fosse contagiato da un entusiasmo patriottico che oggi di appare davvero improprio, tanto più che quella guerra portò allo scoperto i temi del razzismo italiano, convogliato nel primo tempo sulle popolazioni africane ma già pronto a indirizzarsi verso gli alloglotti e gli ebrei.

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