1923-1939

Il regime fascista

- Didattica -

Il fascismo al potere si dotò di strumenti per controllare e reprimere il dissenso e per propagandare la violenza istitutiva del regime come azione di giustizia patriottica. Per analizzare in sede didattica questi aspetti si suggeriscono quattro percorsi laboratoriali. Il primo è incentrato sulla conoscenza del modus operandi del Tribunale speciale per la difesa dello Stato (composizione e funzionamento del Tribunale, la sua funzione, la dinamica dei processi, le caratteristiche delle sentenze), oltre a prendere in esame la dimensione della repressione che ne scaturì e le conseguenze dell’operato del Tribunale. Il secondo percorso è indirizzato a conoscere il funzionamento di uno dei dispositivi di condanna del Tribunale speciale: il confino. Qui le proposte didattiche seguono il percorso degli antifascisti perseguitati: le procedure per l’assegnazione al confino, le ordinanze di assegnazione, la testimonianza di un viaggio verso Lipari, l’arrivo al confino attraverso un documento particolare come la carta di permanenza, la vita dei confinati e la loro resistenza. Il terzo percorso presenta l’azione di propaganda operata nelle scuole e nelle organizzazioni giovanili per educare alla violenza. Si inizia cercando nei libri di testo scolastici documenti sulla “violenza giusta”, quindi si rintracciano altri percorsi negli ambiti del tempo libero organizzato dall’Opera nazionale Balilla, poi nel tempo libero analizzando i giornalini per l’infanzia, infine si esamina un brano utilizzando la testimonianza di Lidia Beccaria Rolfi. Il quarto percorso è dedicato alla legislazione antiebraica in Italia e alle sue conseguenze (1938-1943). Dapprima si propongono approfondimenti sui temi presentati dalla propaganda antisemita e sulle basi ideologiche del razzismo. Si affrontano poi le misura dell’allontanamento degli ebrei dalle scuole e l’insieme dei provvedimenti presi dal regime per la “difesa della razza”, infine si presenta l’analisi di alcune immagini propagandistiche usate dalla rivista «La difesa della razza». 

Gli strumenti dello Stato fascista per il controllo e la repressione del dissenso

Il nuovo Stato totalitario fu costruito intorno a un principio cardine: la cancellazione delle libertà (politiche, sindacali, di stampa) e la repressione di chiunque non si adeguasse alle direttive del fascismo.

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Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1927-1943)

Il Tribunale speciale ebbe il potere di processare il dissenso al regime: diffidare, ammonire, sottoporre a «vigilanza speciale» o condannare a pene detentive (carcere e/o confino) chiunque fosse ritenuto pericoloso per l’ordine pubblico e la sicurezza del regime fascista.

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Il confino

All’indomani dell’unificazione nazionale fu istituito un provvedimento transitorio contro il brigantaggio denominato «domicilio coatto», legalizzato poi con la legge Pica nel 1863. Nei decenni successivi venne sempre più utilizzato come strumento di repressione del dissenso politico e sociale. Fu infatti ufficialmente reintrodotto nell’ordinamento giuridico – con la denominazione «confino di polizia» – dal regime fascista nel 1926.

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Educare alla violenza tra scuola, organizzazioni giovanili e tempo libero

Il fascismo, una volta al potere, cercò di organizzare l’educazione e il tempo libero dell’infanzia e della gioventù, introducendo elementi ideologici che dovevano essere a fondamento dell’«uomo nuovo fascista»: obbedienza, senso della gerarchia, orgoglio nazionale, bellicismo, virilità.

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La legislazione antiebraica in Italia e le sue conseguenze

Nell’estate-autunno del 1938 il regime fascista avviò l’elaborazione di una serie di leggi finalizzate alla persecuzione antiebraica. Nel giro di pochi mesi gli ebrei, cittadini italiani a tutti gli effetti almeno a partire dal 1870, furono obbligati ad una vera e propria segregazione razziale all’interno del proprio paese.

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