5. La marcia su Roma

La Marcia su Roma fu celebrata dal fascismo con i toni epici di una grande impresa militare che portò Mussolini al potere; ma militarmente fu un fatto modesto, benché la sua ripercussione politica abbia spianato la strada alla dittatura. L’idea di una Marcia su Roma era circolata in tutte le componenti conservatrici del mondo politico italiano fin dal 1919 come soluzione di forza, in nome dell’ordine, dell’autorità e della grandezza patria: la cosiddetta impresa di Fiume guidata da Gabriele D’Annunzio ne era stata il preannuncio.

 

Negli anni successivi, segnati dalle lotte del biennio rosso, crebbe la vocazione autoritaria delle classi conservatrici, alimentata dalle paure di una rivoluzione bolscevica che in realtà non era forse mai comparsa all’orizzonte italiano. Fu in breve annullata dalla strategia fascista diretta a colpire le basi stesse del movimento operaio e di tutte le forze popolari (soprattutto socialiste ma anche cattoliche) con la distruzione delle Cooperative, delle Case del Popolo, delle Leghe contadine e con la sistematica persecuzione, spinta fino all’assassinio, dei singoli militanti e degli esponenti più in  vista.

5 - Marcia su Roma - Mussolini e Quadriunviri

La marcia su Roma fu la prosecuzione e il completamento di tale opera di distruzione e al tempo stesso l’operazione in base alla quale Mussolini riuscì a presentarsi al re Vittorio Emanuele III quale unica soluzione alla crisi politica e istituzionale (Lo Statuto Albertino). La fase definitiva si aprì con lo sciopero legalitario dell’agosto 1922, estremo tentativo unitario dei sindacati socialisti e cattolici di porre fine alle violenze fasciste. Per reprimere lo sciopero i fascisti si impadronirono dei maggiori centri dell’Italia settentrionale e centrale. A Parma nelle giornate dal 2 al 5 agosto, si ebbe tuttavia un evento di rilievo: Guido Picelli, organizzatore politico degli Arditi del Popolo, costituisce l’unità antifascista (che anticipa quella della Resistenza) e, attraverso il coinvolgimento popolare, a mezzo di barricate costruite con materiali di recupero e realizzate nella parte più popolare della città, fece recedere gli squadristi di Balbo dalla “conquista” della città.

Il 13 agosto costituirono il comando unificato (il quadrumvirato) delle loro forze; il 24 ottobre dopo un discorso di Mussolini a Napoli mirante a rassicurare la monarchia sul significato del colpo di stato che stava per scatenare, furono elaborati i piani operativi per l’azione conclusiva. A partire dal 27 ottobre la mobilitazione fascista portò all’occupazione di numerose prefetture e di sedi istituzionali nelle città dell’Italia centrale e settentrionale, senza alcuna reazione apprezzabile dei prefetti e delle autorità militari, inclini queste ultime a solidarizzare con i gruppi eversivi.

5 - Vittorio Emanuele III incontra Mussolini

Il governo in carica, presieduto dal liberale Luigi Facta, deliberò la mattina del 28 ottobre di presentare al re un decreto per lo stato d’assedio, ma il monarca alla fine non ebbe il coraggio di difendere lo stesso Statuto del Regno su cui aveva giurato e rifiutò di firmarlo. Il governo si dimise. La sera del 29 ottobre Vittorio Emanuele convocò Mussolini che attendeva gli eventi a Milano e gli affidò la formazione del Primo Ministero Mussolini.

 

Le squadre (15.000 uomini il 28, che divennero 24.500 due giorni dopo) bloccate per due giorni sotto una pioggia battente a causa dell’interruzione delle linee ferroviarie a Santa Marinella, Monte Rotondo e Tivoli, entrarono il 30 ottobre in Roma ove compirono devastazioni e aggressioni, incontrando resistenze solo nel popolare quartiere di San Lorenzo. Sfilarono infine nei giorni successivi di fronte al re e a Mussolini. La resistenza delle autorità e delle altre forze politiche fu o debole o connivente. I comunisti e socialisti, divisi tra loro, non ebbero la forza di sostenere e guidare l’opposizione popolare; le forze liberali e democratiche e soprattutto i conservatori ritennero il fascismo un rimedio violento ma passeggero per tenere a bada la marea del sovversivismo.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *